“In Sicilia, per far fronte la nuova emergenza rifiuti, la spedizione fuori i confini, che fino a pochi mesi fa era considerata poco più di una provocazione dall’assessorato ai rifiuti, è diventata una necessità a cui non ci si potrà sottrarre. L’emergenza, scoppiata nel Trapanese nel pieno della stagione turistica, sta espandendosi a macchia d’olio anche nel resto dell’Isola. Il problema è che al momento non vi sono discariche in funzione se non quella di Bellolampo, in difficoltà e in attesa dell’ampliamento della sesta vasca, e quella della Sicula trasporti a Lentini. La stessa discarica di Trapani manda una parte dei rifiuti a Lentini, lo stesso fa la Ecoambiente da Bellolampo”.

A sollevare la questione è il deputato all’Ars e leader del movimento Cambiamo la Sicilia Vincenzo Figuccia.

“Molte ordinanze emergenziali nel settore dei rifiuti in Sicilia – dice in una nota – vengono fatte per ampliare le capacità di abbancamento (e di profitto) delle discariche private, in barba alle normative ambientali, mentre al contrario non si è mai pensato di inserire misure per l’apertura ed il funzionamento dei circa 330 impianti tra centri comunali di raccolta e isole ecologiche, finanziate con decine di milioni di euro europei, e in massima parte abbandonati. I signori delle discariche – dice Figuccia con gli occhi di chi ha già sperimentato la drammaticità della situazione quando era appena stato nominato assessore al ramo – sono destinatari di un volume d’affari di circa 200 milioni di euro l’anno per il solo trattamento dei rifiuti. Una situazione paradossale, frutto di scelte politiche e di un monopolio difeso a tutti i costi dei proprietari dei principali impianti della Regione. A tutto ciò decisi di lavorare con coraggio e responsabilità quando mi fu affidata la gestione dell’emergenza rifiuti in qualità di assessore, al fine di scardinare un sistema profondamente iniquo illegale e criminoso. Inevitabile chiedersi il perché non puntare seriamente sulla raccolta differenziata che nonostante i piccoli incentivi e le premialità, resta ancorata a numeri da prefisso telefonico e ancora, sugli impianti di compostaggio funzionanti che al momento sono solo 8. Un quadro davvero negativo – conclude il parlamentare – del quale a farne le spese non soltanto in termini economici ma anche sociali,sanitari e ambientali, sono sempre i siciliani che con me levano la loro voce per dire basta al business delle discariche milionarie”.