• A Casa Minutella il tema dei rifiuti a Palermo.
  • In collegamento il presidente della RAP Giuseppe Norata e il consigliere comunale Paolo Caracausi.
  • In studio il consigliere comunale Igor Gelarda.

Ancora una emergenza rifiuti a Palermo. E il motivo è stato spiegato da Giuseppe Norata, presidente della RAP, a Casa Minutella, il talk show condotto su BlogSicilia da Massimo Minutella.

Norata, infatti, ha detto: «Le maestranze sono in stato di agitazione perché l’azienda è sofferente per mancanza di liquidità di cassa. Le maestranze, quindi, stanno richiamando l’attenzione massima dell’amministrazione comunale e dei dirigenti per assumersi gli impegni», lanciando anche una stoccata all’assessore regionale Alberto Pierobon, atteso in trasmissione ma con l’annullamento della sua presenza all’ultimo minuto: «Non si è reso conto dell’emergenza che c’è a Palermo e in Sicilia».

Norata ha anche affrontato il tema degli ingombranti «attenzionato alla Procura della Repubblica. A Palermo avremmo dovuto raccogliere 120mila pezzi nel 2020, invece ne abbiamo raccolti 160mila e molti sono in mezzo alla strada. Bisogna che agiscano gli inquirenti. In giro, ad esempio, si vedono troppi materassi, di sicuro un’anomalia».

A proposito, poi, della situazione economica della RAP, Norata ha spiegato: «Fatturiamo circa 140milioni di euro all’anno e vantiamo 55 milioni di crediti dal Comune. Abbiamo chiesto un piano adeguato per i crediti pregressi e per gli extracosti sostenuti per portare i rifiuti fuori da Palermo. Il problema della liquidità c’è e i sindacati lo hanno voluto attenzionare».

Norata è poi tornato all’attacco della Regione Siciliana: «La scelta del termovalorizzatore deve farla l’assessore Pierobon e non il sindaco. La settimana vasca di Bellolampo, poi, è attesa da 36 mesi. La Regione doveva realizzarla già nel gennai 2019. E se non fosse stato per la RAP che si è fatta carico della sua progettazione esecutiva, non avremmo neanche il progetto. La gara adesso si è fatta e il bando si è chiuso l’8 febbraio scorso. Dopo la ‘prima pietra’, ci vorranno quattro mesi prima che sia completato il primo settore della settima vasca».

Norara ha, infine, rimarcato la necessità dell’impiantistica anche per fare più raccolta differenziata: «In Sicilia non abbiamo impianti. Anche se arrivassimo al 100%, non sapremmo dove portare i rifiuti».

In studio c’era anche Igor Gelarda, capogruppo della Lega in Consiglio Comunale, che ha attaccato l’amministrazione: «55 milioni di crediti significano 10 mesi di stipendio per la RAP. Manca una governance sui rifiuti. Palermo è una schifezza a causa della spazzatura. La colpa non è della RAP ma di qualcuno che, dopo 35 anni, ha dimostrato che il sindaco non lo sa fare. Avrebbe dovuto investire su Bellolampo. O la RAP viene potenziata o si rischia il fallimento. Se il Comune non paga, finirà come l’AMIA».

Per Gelarda, poi, la raccolta differenziata andrebbe estesa in tutta la città: «Si torni ai bidoni in mezzo alla strada. Dobbiamo arrivare al 50% – 60%. Se potessimo trattare i rifiuti differenziati a Bellolampo, potremmo anche incassare soldi anziché spenderli. Senza dimenticare il problema dello spazzamento: a Palermo ci sono soltanto 190 addetti, troppo pochi per le 380 zone in cui è suddivisa la città».

In collegamento, infine, c’era anche Paolo Caracausi, consigliere comunale di Italia Viva: «la RAP ha problemi strutturali. Norata, che è stato scelto dal sindaco, va ringraziato per il grande lavoro che sta facendo. Alcune responsabilità, però, bisogna attribuirle a chi oggi è qui assente, l’assessore Pierobon. Se sarà restituito, spero ne arrivi uno all’altezza della situazione. Confidiamo, comunque, in chi amministra la RAP, ricordando che il Comune ha difficoltà economiche e solo il 50% dei cittadini paga la TARI».

Caracausi, rispondendo a Gelarda, ha ricordato che «la RAP si è dotata di spazzatrici meccaniche ma non sono state predisposte le zone di rimozione per pulire meglio le strade. Tornare, poi, ai cassonetti in strada per la raccolta differenziata mi pare una follia. Non risolveremmo nulla. La raccolta va fatta porta a porta. Inoltre, le percentuali basse si registrano anche a Catania e Messina. C’è, poi, un problema culturale dei cittadini: ci vuole tanta informazione e non solo il lavoro manuale».

Articoli correlati