Tempi lunghi per sottoporsi ad un esame medico specialistico nelle strutture sanitarie pubbliche di Palermo.
Una constatazione di certo non nuova ma che trova conferma nella storia che vi proponiamo oggi e che riguarda un bimbo di appena 10 mesi. A raccontarci la vicenda, con grande senso di delusione, è la sua mamma, Raffaella Avvisti, una donna palermitana. “Il nostro sistema sanitario – dice – non funziona affatto ma non possono pagarne le conseguenze i bambini”.
La richiesta del pediatra e l’esame per il piccolo
Il figlio di Raffaella è affetto da un lieve ritardo posturo-motorio causato da una instabilità neurovegetativa e da disturbo del ritmo sonno-veglia. Il neuropsichiatra infantile che lo segue, per avere un quadro clinico completo, consiglia alla famiglia di sottoporre il piccolo ad un elettroencefalogramma con privazione del sonno.
A Palermo è possibile effettuare questo esame al Policlinico, al Di Cristina (ospedale dei Bambini) e all’Aiuto materno, struttura gestita dall’Asp in via Lancia di Brolo.
Raffaella e il marito si recano quindi dal pediatra che fa la prescrizione medica indicandone la priorità: l’esame deve essere effettuato entro 10 giorni. “A questo punto – tuona la donna – comincia la nostra avventura e ci ritroviamo improvvisamente in una situazione paradossale”.
Servono mesi, la famiglia si rivolge a una struttura privata
Raffaella si reca innanzitutto allo sportello del Cup del Di Cristina. “Mi viene detto – racconta – che non si può prenotare la visita perché non c’è disponibilità entro i prossimi tre mesi. Mi consigliano di tornare e riprovare nella speranza che qualcuno rinunci alla visita e si liberi un posto. All’Aiuto Materno il primo appuntamento disponibile per sottoporsi all’esame è a settembre. Tentiamo allora al Policlinico. Mi viene risposto che se mio figlio avesse avuto 14 anni avrebbe potuto fare l’esame anche il giorno dopo alle 14.30, ma che per i bambini così piccoli non hanno la strumentazione adatta”. Raffaella ritenta al Di Cristina inviando una mail per le prenotazioni, le rispondono (ci mostra la mail, ndr), che non vi è disponibilità per la prestazione richiesta ricordandole “che la prescrizione medica di prestazioni ambulatoriali ha una validità di sei mesi dalla data di compilazione”.
Cosa succede a questo punto? Raffaella, stanca di aspettare e non vedendo all’orizzonte soluzioni, prenota l’esame in un centro medico privato. Il piccolo si sottoporrà all’elettroencefalogramma il 15 marzo al costo di 150 euro.
“Trovo profondamente sbagliato – aggiunge – dover pagare l’esame quando mi spetterebbe in esenzione con il sistema sanitario nazionale. E la situazione del mio bimbo è analoga a quella di tanti altri, purtroppo. Bambini con patologie più o meno gravi non possono aspettare per fare esami così importanti”.
Le repliche
Raffaella ha denunciato quanto le sta accadendo alla stampa. Così sono arrivate le repliche delle strutture sanitarie alle quali si è rivolta. In merito all’Aiuto Materno, l’Asp ha spiegato che la direzione aziendale sta potenziando il servizio con il reclutamento di nuovo personale, tecnici di neurofisiopatologia e dirigenti medici neuropsichiatri e che in questo momento le prenotazioni dell’esame sono effettuate per il mese di settembre, “mentre eventuali urgenze vengono garantite in tempi brevi”.
Marilù Furnari, direttore sanitario dell’ospedale Di Cristina, ha smentito quanto comunicato dal Cup via mail: “Abbiamo controllato le liste d’attesa e i posti disponibili ci sono, a decorrere dalla prossima settimana”.
Dal Policlinico invece, hanno fatto sapere che l’esame al quale deve sottoporsi il bambino viene eseguito presso l’unità di Neuropsichiatria infantile ma che bisogna prima prenotare tramite Cup una visita neuropsichiatrica infantile e sono poi gli specialisti, dopo la prima visita, a programmare il da farsi con l’esecuzione dell’esame.
Il Policlinico si è impegnato, inoltre, a contattare Raffaella per prenotare l’esame richiesto.
“I tempi sarebbero troppo lunghi”
Raffaella però non ci si sta. “Mio figlio – aggiunge nella sua chiacchierata con noi – ha già uno specialista che lo segue e c’è già la valutazione di un neuropsichiatra infantile. Non capisco perché debba sottoporsi ad un’altra visita. Non faremmo altro che perdere tempo prezioso. Mi sembra tutto assurdo. Ho voluto raccontare la mia storia per sottolineare le difficoltà di accesso alle cure, soprattutto per i bambini. Però voglio concludere ringraziando il centro dove mio figlio esegue le sue terapie a costo zero, la Polisportiva Mimmo Ferrito di Palermo, una realtà bellissima dove ho trovato una seconda famiglia, e dove noi mamme di bimbi che hanno dei problemi di salute, che arriviamo lì sconfortate e frastornate, veniamo accolte con grande comprensione. Anche trovare questo centro medico non è stato semplice, prima le cure di mio figlio le pagavo. Adesso mi ritengo, in qualche modo, fortunata”.
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