Estate a rischio sulle spiagge italiane? Il rischio c’è anche se non è immediato. Dopo lo stop alle normative regionali, infatti, la palla sulle concessioni passa a Roma e già su questo tema è in corso uno scontro con Bruxelles.

Per la normativa comunitaria servono i bandi per l’assegnazione degli spazi e la proroga delle concessioni attualmente in atto non è legittima. Un problema importante per gli operatori che hanno investito sulla base delle concessioni pluriennali.

Tavolo tecnico alla Presidenza del Consiglio

“È istituito “presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per il coordinamento amministrativo” il tavolo tecnico consultivo sulle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali,  rende noto Palazzo Chigi spiegando che “il tavolo, acquisiti i dati relativi a tutti i rapporti concessori in essere delle aree demaniali marittime, lacuali e fluviali, definisce i criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, tenuto conto sia del dato complessivo nazionale sia di quello disaggregato a livello regionale e della rilevanza economica transfrontaliera”.

L’Italia punta a evitare le gare subito

“Il tavolo sulla questione dei balneari, istituito presso la Presidenza del Consiglio, rappresenta l’opportuna attuazione di quanto è stato votato in Parlamento nel decreto Milleproroghe. Come la nota chiarisce, l’obiettivo dovrà essere quello di verificare che la risorsa non è scarsa e che quindi non c’è nessun motivo per procedere a gare per le concessioni balneari” dice in una nota è il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di Forza Italia.

“La stessa sentenza della Corte di Giustizia Europea è stata frettolosamente esaminata da alcuni nemici del mondo balneare, che non hanno letto i punti in cui si chiarisce, in maniera molto esplicita, che l’accertamento sulla quantità di risorse spetta ai singoli Paesi che possono avere i loro criteri di valutazione. Siccome in Italia ci sono migliaia di spazi dove si possono avviare nuove imprese, la risorsa non è scarsa e quindi il tavolo e le procedure del governo smentiranno quelli che vorrebbero la colonizzazione di un settore produttivo fondamentale per la nostra offerta turistica”, conclude Gasparri.

Intanto restano 11 le bandiere blu in Sicilia

nel frattempo non migliora la situazione delle nostre spiagge. Restano 11 in Sicilia, su un totale di 226 che comprendono 458 spiagge, le Bandiere blu assegnate alle località balneari e lacustri italiane dalla ong internazionale per l’educazione alla sostenibilità Fee (Foundation for Environmental Education), con sede in Danimarca e presente in 81 paesi. Quest’anno nel Paese si sono registrate 16 località in più: 17 i nuovi ingressi, 1 il Comune non confermato.

Nessuna bandiera blu nella Sicilia occidentale

In Sicilia i riconoscimenti vanno alle località di tre province: Messina (6), Agrigento (1) e Ragusa (4). Nel Messinese sono Alì Terme, Roccalumera, Furci Siculo, Santa Teresa di Riva, Lipari e Tusa. Menfi nell’Agrigentino; infine Modica, Ispica, Pozzallo e Ragusa. Oltre ai Comuni, hanno ricevuto la Bandiera Blu anche 84 approdi turistici, due dei quali in Sicilia: Marina del Nettuno, a Messina, e Capo d’Orlando Marina a Capo d’Orlando.

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