La Cassazione conferma il verdetto di appello e condanna a 7 anni di carcere per Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino, detto “U Scintilluni”. I supremi giudici hanno rigettato il ricorso della difesa: quella di Mauro Lauricella fu un’estorsione aggravata dal metodo mafioso. La vicenda è collegata all’ex bomber del Palermo Fabrizio Miccoli, condannato in primo e secondo grado a tre anni, e in attesa del ricorso in Cassazione. L’ex rosanero, secondo l’accusa, sarebbe stato il mandante dell’estorsione ad Andrea Graffagnini, proprietario della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine.

La difesa

Gli avvocati Giovanni Castronovo e Angelo Barone, che assistevano Mauro Laurcella, “pur rispettando la sentenza”, ritengono in verdetto “ingiusto” e che si tratti di un “errore giudiziario”. I legali si dicono pronti a ricorrere anche alla Corte di Giustizia Europea.

La vicenda

Un’estorsione che risale ormai a più di 10 anni fa e che ebbe un’enorme mediatica proprio perché il mandante, secondo l’accusa, sarebbe stato l’ex capitano del Palermo, Fabrizio Miccoli. Il calciatore pugliese è stato processato con rito abbreviato e attende la decisione della Suprema Corte.

L’ex fisioterapista dei rosanero Giorgio Gasparini avrebbe chiesto aiuto a Miccoli per vedere se conosceva “qualcuno nel mondo delle discoteche” per recuperare un credito di 12 mila euro da Graffagnini, suo socio nella gestione del locale. Secondo l’accusa, sarebbero state usate violenza e minacce per recuperare quei soldi. Lauricella fu arrestato nell’aprile del 2015.

L’intercettazione shock su Falcone

In alcune intercettazioni Miccoli e Lauricella parlavano del giudice Giovanni Falcone come di “un fango”. Cosa di cui poi il calciatore si scusò poi pubblicamente più volte.

In abbreviato, Miccoli – il presunto mandante – fu condannato per estorsione aggravata; il gup mise in evidenza che il calciatore si sarebbe comportato come un mafioso e stigmatizzò duramente le parole contro Falcone. In primo grado però Lauricella fu condannato alla “semplice” violenza privata.

Le due sentenze andarono dunque in totale contrasto dato che Miccoli sarebbe stato il mandante di un’estorsione che però sarebbe diventata una “semplice” violenza privata. La discrepanza fu colmata in appello, quando il verdetto a carico di Lauricella fu pesantemente rivisto e arrivò la condanna a 7 anni proprio per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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