La corte d’appello di Palermo ha ribaltato la sentenza di primo grado a carico di boss, gregari ed estortori dei clan mafiosi di Bagheria, Villabate, Ficarazzi, Casteldaccia e Altavilla Milicia. Annullate le assoluzioni di capimafia storici del calibro di Nicolò Eucaliptus, che ha avuto 8 anni, Giuseppe Scaduto, che ne ha avuti 10, e Onofrio Morreale, condannato a 8 sei mesi. Annullate anche le assoluzioni di Giacinto Tutino, condannato a 4 anni, Andrea Carbone, Giovanni Trapani, Gioacchino Mineo, condannati a 8 anni, e Francesco Lombardo, che ha avuto 4 anni e 8 mesi.

Il processo nasce da un’inchiesta della dda di Palermo che, nel 2014, portò al fermo di 31 persone accusate a vario titolo di mafia, estorsione e favoreggiamento. Inasprite le pene per gli imputati Giacinto Di Salvo (11 anni), e Pietro Liga (11 anni e 6 mesi). Confermate le pene per Francesco Centineo e Silvestro Girgenti (6 anni e 8 mesi) e Francesco Mineo (7 anni).

Confermati i risarcimenti dei danni riconosciuti alle parti civili costituite: i Comuni di Santa Flavia, Ficarazzi, Altavilla e Bagheria, alle vittime del racket e all’associazione antiracket Libero Futuro. L’indagine, alla quale hanno contribuito diverse vittime del racket, svelò che a pagare il pizzo al clan di Bagheria era anche una casa di riposo. Nella lista degli estortori c’erano anche agenzie di scommesse, autofficine, commercianti di pesce e 28 imprenditori edili. Confermate le assoluzioni di Salvatore Lauricella, Giovanni Mezzatesta e Umberto Guagliardo.