Non c’è accordo in Consiglio Comunale sul prelievo dell’atto dal quale dipende il futuro dell’ex Grande Migliore di Palermo. Dopo l’appello mosso dalla curatela fallimentare al fine di approvare la delibera che giace da più di un anno a Sala delle Lapidi, alcuni esponenti di maggioranza hanno provato a mettere all’ordine del giorno la discussione del documento. Tentativo però andato a vuoto, contrastato dalle opposizioni e stoppato dalla mancanza presenza degli uffici. Seduta che si è conclusa fra urla e schiamazzi bipartizan fra maggioranza ed opposizioni.

Tentativo di prelevare l’atto andato a vuoto

Una seduta che si è aperta senza uno scopo preciso, in attesa di passi in avanti sul regolamento sui rifiuti, sul piano triennale delle opere pubbliche e sul piano di riequilibrio. Il presidente in pectore Giulio Tantillo ha chiesto così una riunione al tavolo della presidenza, nella quale finisce sul tavolo anche la delibera sull’ex Grande Migliore. A spingere sul prelievo l’asse di centrosinistra, con in testa il consigliere comunale di Avanti Insieme Massimo Giaconia. Ma al ritorno in aula, l’accordo non c’è.

Critiche manifestate soprattutto dal consigliere di Fratelli d’Italia Girolamo Russo. Il presidente della II Commissione ha lanciato, senza mezzi termini, accuse ai colleghi del centrosinistra. “Suggerisco di aggiornarci alla riunione della Capigruppo per calendarizzare i lavori. Se verrà consentito il prelievo di quest’atto, io proporrò il prelievo di tutti i punti all’ordine del giorno fino al ventesimo. Dare aspettative a qualcuno, segnali che l’Aula sta per far qualcosa, su questo io non ci sto. Qua segnali non se ne danno a nessuno”.

Un intervento seguito dall’intervento conciliante del consigliere di Forza Italia Giulio Tantillo, che ha evidenziato l’assenza degli uffici competenti per trattare la delibera. Fatto riconosciuto dallo stesso Giaconia, che ha chiesto un impegno della conferenza dei Capigruppo. “Non farò fughe in avanti, non voglio dare segnali a nessuno. Ieri ho spiegato la motivazione del prelievo sulla delibera dall’ex Grande Migliore. Chiedo un maggiore impegno sulla questione”. Intervento seguito dalle urla fra i banchi di maggioranza ed opposizione, con Giulio Tantillo che ha chiuso così la seduta.

Ex Grande Migliore, l’appello della Curatela fallimentare

Un tentativo di prelievo che arriva a due settimane di distanza dalla lettera dei curatori fallimentari Alberto Marino e Giovan Battista Di Pasquale. I due avvocati hanno rappresentato al Consiglio Comunale la necessità di approvare la delibera con la quale si darebbe le autorizzazioni necessarie alle varianti di progetto, necessarie a migliorare le chance di vendita del plesso di viale Regione Siciliana, ad oggi in stato di abbandono. Atto che giace da diversi mesi a Sala delle Lapidi, senza aver avuto trattazione.

I due legali sono partiti proprio della stasi che ha avvolto la delibera. “Alla data odierna, dopo un anno esatto dalla sua mancata approvazione, l’atto non ha avuto trattazione da parte dell’organo consiliare. Riteniamo che sia evidente il pregiudizio che la stasi del Consiglio Comunale ha arrecato, e tuttora arreca, alle ragioni dei creditori”.  “L’attuale vendita della struttura – ricordano Marino e Di Pasquale – garantirebbe alle casse del Comune l’acquisizione delle significative risorse finanziarie rivenienti dagli oneri che l’acquirente dovrebbe sostenere per ottenere le autorizzazioni amministrative necessarie per completare i manufatti edificatori e riavviare l’attività commerciale”.

Cosa scriveva il giudice fallimentare

A supporto di quanto sostenuto, i curatori ricordano quanto scritto dal giudice fallimentare incaricato di occuparsi della vicenda della Migliore S.p.A. Il 14 ottobre 2020 il togato aveva evidenziato che “la mancata delibera del Consiglio Comunale preclue di fatto, la messa in vendita dell’ex Grande Migliore, in quanto nessun potenziale acquirente sarebbe disposto ad investire una somma ingente per un compendio immobiliare ad uso commerciale non provvisto delle necessarie autorizzazioni amministrative” e che detta situazione “è fronte di sicuro pregiudizio per la massa dei creditori”.  Un danno che, secondo i curatori, “si estende all’intera cittadinanza. Ciò a causa della conseguente e prolungata inutilizzabilità di una struttura commerciale articolata e potenzialmente produttiva come quella acquisita ai fallimenti di Migliore S.p.A. e Migliore Parcheggi e Sevizi”.