La Riforma delle Province ovvero al revisione della Riforma approvata dall’Ars e impugnata dal consiglio dei Ministri sarà trattata solo mercoledì prossimo 30 marzo. Il rinvio è stato deciso ieri dall’Ars nonostante la conferenza dei capigruppo avesse calendarizzato proprio per ieri e oggi la trattazione della legge che deve, finalmente,dare stabilità agli enti intermedi definendo Liberi Consorzi e Città metropolitane.

Sul piatto della discussione c’è il più spinoso dei temi i fondi. L’approvazione della norma sollecitata anche dai sindacati per dare stabilità ai servizi e ai dipendenti delle partecipate oltre che degli stessi Enti, infatti, rischia di non aver gli effetto sperati.

I conti li ha fatti ufficialmente l’assessore regionale per l’Economia Alessandro Baccei. Alle province mancano, per stabilizzare servizi e spese ed evitare stop ad assistenza ai disabili, servizi scolastici, servizi a rete come quelli di Palermo Energia e così via, complessivamente 180 milioni di euro. Ma la cifra è quasi del tutto sovrapponibile al contributo di finanza pubblica chiesto da Roma proprio alle province siciliane.

Insomma, per farla breve, alle province mancano 180 milioni e lo stato chiede loro proprio di risparmiare 180 milioni. Con l’approvazione della Riforma, quindi, non arriverebbero nuove risorse ma la situazione si cristallizzerebbe allo stato attuale e i soldi non bastano.

l bilancio della regione non è in grado di farsi carico di questa comma neanche parzialmente e dunque Baccei vola a Roma a trattare anche su questo portando i conti che mostrano come la gestione commissariale abbia già tagliato. secondo l’assessore, però, ci sarebbero margini per tagliare altri 40 milioni il che significherebbe,. se l’accordo con roma arriverà, risorse per 130 o 140 milioni.

Prima di passare dall’aula con la Riforma, quindi, serve l’accordo anche se il rischio è che ancora una volta si tratti di un accordo sulla parola come altri prima d’ora. e poi, fatta la Riforma, anche Liberi Consorzi e città Metropolitane potrebbero mettersi in stand-by attendendo risorse promesse come sta avvenendo per il bilancio regionale.

 

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