Spero che la famiglia Mattarella possa riconoscersi ed emozionarsi in questo film, mi chiedo come mai dopo 39 anni nessuna fiction sia stata dedicata all’omicidio di Piersanti Mattarella. Questo per me è un mistero, ma mi ha dato l’onore di raccontare questa storia”.

Così il regista Aurelio Grimaldi racconta alla stampa ai cantieri culturali della Zisa a Palermo il suo ultimo film, appena finito di girare “in Sicilia, con un cast e una troupe interamente siciliane” sull’uccisione dell’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello Stato.

Alla presentazione hanno preso parte anche il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè, e il Governatore Nello Musumeci. Di lui il regista ha detto: “Un presidente come Musumeci che sceglie come segretario generale la signora Maria Mattarella (figlia di Piersanti ndr), manda un preciso segnale politico”.

Quando ho girato la scena dell’omicidio ho avuto tre momenti di crollo emotivo – ha aggiunto il regista -, il sindaco Orlando mi ha scritto che la sua vita è cambiata da quel 6 gennaio 1980, ma credo che sia cambiata quella di tanti siciliani. Ed io, ero un siciliano controemigrato, avevo commesso il peccato di cadere in quello stereotipo di chi pensava ‘se hanno ucciso un democristiano chissà cosa avrà combinato’, e invece ho scoperto una famiglia eccezionale, che ad esempio non aveva mai pensato di creare una fondazione per la grande discrezione che la contraddistingue”.

Tante le realtà del sociale che il regista ha voluto ricordare e che hanno contribuito nel corso della lavorazione del film, appena finito di girare, dall’associazione delle Donne di Benin City al quartiere Danisinni, fino alla missione di Biagio Conte dove il regista spera di poter “presentare l’anteprima del film per dare un contributo alla missione”.

“Sul tema dell’accoglienza con Miccichè siamo vicini al di là delle ideologie, noi siamo circondati dal mare e il mare non ammette muri. Sventurata la comunità che dice alle navi amiche tu qui non entri”. Lo ha detto il regista Aurelio Grimaldi.

“Io ho votato per Antonio Di Pietro – ha spiegato -, quindi Miccichè era il mio avversario politico, non sono mai stato d’accordo con lui finora, chi me lo doveva dire che ora ci saremmo dati del tu, è successo perché mentre preparavo il film ed ero a Roma ho sentito la sua dichiarazione contro il ministro degli Interni e l’ho trovata così forte che di istinto gli ho scritto ‘Da lei sinceramente non me l’aspettavo ora però non se l’arrifardii (non se ne penta, ndr)'”.

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