Comincia con un flashfoward, “Chi non muore si rivede”, titolo quanto mai azzeccato del nuovo film dì Giovanni Cangialosi, che a ritroso ci svela perché Totuccio, “il locco” del paese di Trapasso, nome immaginario di una cittadina siciliana, corre a perdifiato per sfuggire al villan di turno, che lo insegue, pistola alla mano, fra i vicoli e le strade del paese.

Giovanni Cangialosi artista poliedrico

Prendendo a prestito la stessa tecnica narrativa, soffermarsi dapprima su Cangialosi (attore e regista, ma anche sceneggiatore ed autore della colonna sonora del film), può essere utile per trovare le più opportune chiavi di lettura del suo lungometraggio.
Volto noto del cabaret palermitano, Cangialosi è artista poliedrico che in trent’anni di carriera ha saputo dividersi fra musica, pittura, teatro e televisione (con anche diverse incursioni cinematografiche) e che fa della sua congenita magrezza la sua (prima) cifra stilistica, a cui accoppia una notevole espressività mimica, su cui basa le sue gag, forse memore, in una sorta di crasi generazionale, delle qualità artistiche delle due icone del cinema (e teatro) popolare palermitano, Ciccio Ingrassia e Franco Franchi.

Farse ed equivoci

Ed anche Chi non muore si rivede si mantiene fedele alla particolarità irriducibile del suo autore, con una costruzione visiva attenta e curata, location ben scelte e, soprattutto, attraverso l’interazione del protagonista con gli altri personaggi del cast (spiriti affini del cabaret palermitano), da cui scaturiscono i calembour e le trovate demenziali, nel solco della tradizionale farsa degli equivoci.

Il protagonista deve sfuggire ad un malavitoso

Il protagonista si muove, quindi, lungo queste direttrici, quando all’inizio deve sfuggire ad un malavitoso, appena uscito di prigione, che è convinto che la propria moglie sia stata concupita da lui, l’anima candida del paese, che non capisce che gli introiti dell’agenzia di pompe funebri, ereditata dai genitori, insieme alla sorella, provengono dal mestiere più vecchio del mondo da quest’ultima esercitata, per poi trovare rifugio nei luoghi più singolari, escogitare un improbabile piano per fare ritorno al paese, finché, nel bel finale a sorpresa, non si riscatta e riscatta tutti quelli che vengono derisi, perché considerati degli allocchi.

La pellicola con la supervisione di Valentino Picone

In definitiva, anche se non tutti gli snodi narrativi funzionano alla perfezione, il nuovo film di Giovanni Cangialosi, scritto insieme ad Antonio Di Stefano e diretto con Bruno Tedeschi, raggiunge pienamente il suo intento, quello di far ridere, con la sua comicità un po’ naif, ed agli spettatori che hanno visto la serie Incastrati, su Neftlix, lascia anche una sensazione di dejavu, e non è un caso che la pellicola ha avuto la supervisione di Valentino Picone.

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