Non hanno eluso il fisco italiano ricorrendo ad una società libica. Lo ha stabilito la commissione tributaria provinciale di Trapani ha annullato gli accertamenti con cui nel 2018 il Fisco chiedeva a due imprenditori trapanesi il pagamento di Ires e Iva relativi al 2013 e al 2014.

Seconda la guardia di finanza e l’agenzia delle entrate si sarebbe trattato di un caso di “estero-vestizione”: per eludere il fisco, l’impresa aveva sede in Libia ma tutti gli affari sarebbero stati decisi in Sicilia e per questo due imprenditori sarebbero stati i veri amministratori e avrebbero dovuto pagare le imposte e sanzioni per un totale di circa 1,7 milioni di euro.

Per i giuridici tributari gli imprenditori trapanesi non sono riconducibili al management della società libica “El Jurf Ltd” e dunque le imposte per i redditi prodotti da questa società non possono essere loro richieste, né devono essere versate allo Stato italiano. Gli imprenditori siciliani, sono stati assistiti dagli avvocati Alessandro Dagnino e Davide Ferrigno con il consulente Diego Di Liberti.

“In Sicilia – spiega Dagnino – le contestazioni di ‘estero-vestizione’ sono piuttosto rare. Gli uffici fiscali hanno ritenuto che la collaborazione con l’armatore libico non fosse altro che uno schermo elaborato dagli assistiti del nostro studio per eludere il fisco italiano. Abbiamo, così, dovuto dimostrare che, invece, le operazioni estere rappresentavano un caso di eccellenza imprenditoriale. El Jurf Ltd, impresa ittica in acque marine a lagunari, è una società di diritto libico che ha sviluppato numerosi rapporti commerciali con aziende del trapanese.

Fra questi ci sono gli imprenditori a cui sono stati recapitati gli avvisi d’accertamento milionari oggetto della causa. Fra impresa libica e impresa siciliana, in particolare, sono legate da un accordo per la manutenzione delle imbarcazioni ormeggiate presso i porti siciliani e per il disbrigo di pratiche amministrative e finanziarie.

Per gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, invece, ci sarebbe stato di più: l’impresa italiana avrebbe avuto il reale controllo degli affari mentre la sede in Libia sarebbe stata lo strumento per fruire di una legislazione fiscale più vantaggiosa”.

Gli avvocati hanno dimostrato “che la sede legale è pacificamente radicata in Libia”. Quanto alla effettiva gestione, invece, i giudici hanno riconosciuto “l’assenza di alcun valido elemento a supporto della tesi secondo la quale la società ‘El Jurf Ltd’ sarebbe stata amministrata e diretta effettivamente” dagli imprenditori siciliani “anziché dall’amministratore di diritto”. L’annullamento degli avvisi d’accertamento è stata la logica conseguenza della decisione.

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