Sembrava il giorno giusto per giungere ad un accordo su un candidato presidente della Regione diverso da Nello Musumeci ma così non sembra destinato ad essere. Dopo il no su Musumeci Forza Italia rivendica il diritto di esprimere il candidato e non è disponibile a convergere su nomi di altre forze politiche della coalizione in Sicilia.

Il documento di Forza Italia

“La forza del centrodestra è l’unità. Ed è proprio dalla percezione che i cittadini hanno della nostra coalizione che ogni partito, con propri principi e valori fondanti, trae maggiore forza. Disperdere questo patrimonio di identità significherebbe fare tornare indietro le lancette dell’orologio, commettendo gli stessi errori del passato che hanno spalancato le porte al governo Crocetta. Il peggior governo regionale della storia della nostra Isola” si legge in un documento diffuso dagli azzurri e anticipato dal coordinatore Gianfranco Miccichè di alcune dichiarazioni.

Musumeci non ha impressso inversione di rotta

“Abbiamo sostenuto il governo di Nello Musumeci – eletto quale rappresentante di una lista regionale autonoma – e ci riconosciamo in molte delle sue misure ma è mancato quel quid, anche nel rapporto con i siciliani, che potesse spingerci a sostenere un bis. Al di là delle legittime incomprensioni personali che travalicano l’aspetto politico, l’esecutivo Musumeci ha governato in un momento difficile, ma non ha impresso quell’inversione di rotta su molte, troppe criticità dell’Isola”.

Il candidato spetta a Forza Italia

“E in quest’ottica che Forza Italia, partito per decenni più votato della coalizione di centrodestra in Sicilia, ambisce a esprimere la candidatura alla presidenza della Regione. Un onere e un onore che, per generosità e attenzione alle dinamiche della coalizione, non ha mai avuto”.

Si profila un altro stallo

Alla luce della situazione si profila una situazione di stallo in occasione del vertice di coalizione di oggi pomeriggio. Una simile scelta, infatti, non può che passare anche da un equilibrio a livello nazionale sulla divisione delle tre regioni al voto, una adesso, ovvero la Sicilia, e due a seguire ovvero Lazio e Lombardia. E questo a prescindere dalla reazione degli alleati che rischia di non essere serena

 

 

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