Sono entrati dall’adiacente campo di calcio Morana, l’ex Taverna del Tiro,a Palermo,  conosciuta da generazioni di calciatori dilettanti ma da anni in stato di completo abbandono, per rubare strumenti e utensili di giardinaggio in uso allo Stand Florio di via Messina Marine. Ammonta a diecimila euro il danno provocato all’edificio, realizzato su progetto di Ernesto Basile nel 1905 e riportato al suo antico splendore dopo un’accurata opera di restauro, che oggi accoglie un ristorante, uno spazio per aperitivi e eventi privati con la possibilità di ammirare esposizioni d’arte contemporanea.

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Il colpo

Come scrive il Giornale di Sicilia,  immagini delle telecamere del sistema di videosorveglianza hanno ripreso i ladri mentre domenica scavalcavano il recinto dell’ex terreno di gioco, ridotto in uno stato di totale degrado, per poi agire indisturbati nella loro razzia. Già alcuni anni fa la famiglia Vajana, che si occupa del recupero dello Stand Florio, ne aveva chiesto la concessione al Comune nell’ottica di riqualificare il campo Morana – che aveva preso il nome dello storico gestore, l’ex calciatore Totò, morto nell’agosto del 2018 a 83 anni – per restituirlo alla comunità della Costa Sud ma l’appello era rimasto inascoltato.

Le parole di Vajana

“A tutt’oggi – dice Fabio Vajana, uno dei gestori dello Stand Florio – non abbiamo ricevuto alcuna risposta da parte dell’amministrazione comunale, che preferisce tenere in uno stato di totale degrado questo spazio piuttosto che concederlo a chi lo ha strappato all’incuria e all’indifferenza, un piccolo gioiello in stile Liberty, qual è lo Stand Florio”. Nel frattempo sono in corso le indagini per cercare di individuare gli autori dell’effrazione, che probabilmente potrebbero essere della zona, visto che si sono mossi a colpo sicuro. Spero che i responsabili – continua Vajana- siano assicurati a breve alla giustizia, ma resta comunque tanta amarezza nel constatare ciò che di bello e utile per il bene del territorio e dei suoi cittadini si potrebbe fare, se soltanto si potesse aprire un dialogo tra istituzioni e privati che – e i fatti lo dimostrano – investono risorse per togliere dall’abbandono pezzi di città che appartengono alla memoria collettiva”.

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