Le gare all’ippodromo di Palermo erano truccate. E i pupari secondo le indagini dei carabinieri che hanno portato a nove arresti erano gli uomini di Cosa nostra.

Stanotte sono scattati gli arresti contro 9 persone, accanto a due mafiosi ci sono sette insospettabili ritenuti complici dei clan di San Lorenzo e Resuttana: sono driver, allenatori, gestori di scuderie.

I provvedimenti sono scattati per Giuseppe Greco e Domenico Zanca. Nel gruppo anche una giovane promessa dell’ippica siciliana, Gloria Zuccaro, che è andata ai domiciliari.

L’indagine dei carabinieri del nucleo Investigativo diretto dal maggiore Dario Ferrara, coordinata dai sostituti della Dda Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi, dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, racconta soprattutto dei grandi incassi che Cosa nostra faceva grazie alle gare truccate.

Da un anno, comunque, la struttura sportiva è chiusa, dopo l’interdittiva del prefetto Antonella De Miro nei confronti della società di gestione, il provvedimento aveva già rilevato “un sistema di condizionamenti e di infiltrazioni mafiose”.

Ora, l’indagine della procura e dei carabinieri svela i retroscena di quegli affari di mafia nell’ippodromo La Favorita e non solo visto che alcuni interessi si erano spostati altrove da quando l’impianto di viale del Fante è stato chiuso.

Uno dei boss più attivi all’ippodromo era il padrino di San Lorenzo Giovanni Niosi, già arrestato nei mesi scorsi. Un tempo, aveva addirittura una scuderia con alcuni purosangue vincenti.

Intercettando Giovanni Niosi, sono emersi tre nomi molto conosciuti nel mondo dell’ippica. Sono conosciuti per i loro successi sportivi alla guida di splendidi purosangue.

Giuseppe Greco accompagnava Niosi nei suoi incontri. In un’occasione, i carabinieri videro che faceva addirittura da vedetta mentre il vertice di Resuttana si riuniva a casa della sorella di Niosi, in via Alfano, alle spalle del bar “Settimo cielo”.

Accadeva appena tre anni fa: dopo la scarcerazione, Niosi era subito tornato al vertice della famiglia, poi qualcuno cominciò a lamentarsi perché non si occupava abbastanza dell’assistenza alle famiglie dei detenuti. E fu estromesso dalla gestione del business ippodromo. Ma la sua rete restava parecchio estesa.