Morì a 76 anni per le conseguenze di un intervento chirurgico nel quale i medici avevano “dimenticato” una garza nel suo torace. Adesso la struttura ospedaliera nella quale era stato operato è stata condannata a pagare quasi un milione e mezzo di euro agli eredi più le spese legali per la condotta negligente dei suoi sanitari.
Lo ha deciso con un’ordinanza la Giudice del Tribunale di Palermo, dottoressa Angela Notaro, che ha accolto le istanze presentate dagli avvocati Massimiliano Fabio e Giuseppe Mancuso (del Foro di Patti) legali dei familiari di un uomo, originario di San Fratello (Messina) operato il 13 novembre del 2003 nel “Maria Eleonora Hospital srl” di Palermo e deceduto il 4 agosto del 2016. L’uomo ha portato nel torace per ben 14 anni la garza e il filoradiopaco utilizzati per l’intervento, senza che nessuno si accorgesse di questa anomalia.
Il corpo estraneo
La presenza del corpo estraneo – come sottolineato nell’accertamento tecnico preventivo deciso dalla giudice ed eseguito dal perito dott. Renato Tona – determinò la formazione di “una voluminosa massa nella gabbia toracica del diametro di circa 15 cm che, con il passare degli anni, comportò una compressione importante a carico del cuore e dei grossi vasi sanguigni con scompensi cardiocircolatori in un paziente già affetto da altre patologie preesistenti all’intervento, innescando la sequela che lo portò alla morte”.
La somma (per l’esattezza un milione 454.852,35 euro a cui vanno aggiunti quasi altri 30 mila di spese di lite) dovranno essere sborsati interamente dalla struttura sanitaria perché, come è emerso dal processo, in quel periodo non era coperta da un’assicurazione per questo tipo di eventi. Il giudice Angela Notaro ha così accolto sia le istanze dei parenti dell’uomo, originario del Messinese, difesi dagli avvocati Massimiliano Fabio e Giuseppe Mancuso, ma anche quelle della Italiana Assicurazioni, rappresentata dall’avvocato Diego Ferraro, che Villa Maria Eleonora aveva chiamato in causa: il legale ha dimostrato infatti che la polizza venne stipulata il 31 dicembre 2017 con una retroattività di dieci anni, mentre la garza era stata dimenticata invece nel 2003. Il giudice aveva peraltro anche proposto una conciliazione tra le parti ad una cifra più bassa che era stata accolta da tutti tranne che dalla casa di cure, che ora è stata condannata.
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