Le liti tra un fratello, proprietario terriero, e la sorella che mira al suo patrimonio, la storia d’amore inaspettata che viene in aiuto dell’uomo. Sullo sfondo, la Sicilia rurale del primo Novecento con gli usi ed i costumi di un’epoca che appare già molto lontana nel tempo. Questo ed altro in Gatta ci Cova, opera dialettale in scena questo fine settimana – sabato 24 e domenica 25 febbraio – al Nuovo Teatro Zappala di via Autonomia Siciliana a Palermo.

La commedia brillante in tre atti dell’autore catanese Antonio Russo Giusti torna sabato 24 febbraio alle 17.30 ed il giorno successivo alle 18 con la regia di Franco Zappalà.

Gli attori sul palco

In scena un cast variegato che include oltre a Franco Zappalà anche Rosalba Bologna, Valentina Vitale, Grazia Zappalà, Angelo La Franca, Rosario Fortunato, Linda La Franca, Mimmo Minà, Andrea Lo Piccolo, Carlo Maria Manzoni, Gabriele Giammancheri, Giovanna Maria Licciardi e Ferdinando Grimaudo,

Sinossi

Gatta Ci Cova di Antonino Russo Giusti può a pieno titolo considerarsi uno dei capolavori del nostro teatro dialettale. C’è anche un omonimo film del 1937 per la regia di Gennaro Righelli.

Ambientata nella Sicilia rurale del primo novecento, narra la storia di Isidoro, padrone di una ridente masseria, il quale, anche a causa di un incidente avuto da bambino, alterna momenti di infantile ingenuità ad altri di sottile arguzia contadina. Tuttavia è costretto a subire le continue angherie della sorellastra, personaggio venale e scaltro, che mira ad impossessarsi della masseria del fratello.

Ma una inaspettata e triste storia d’amore, verrà in aiuto al povero Isidoro, nella sua continua battaglia contro l’odiosa sorella. Il finale tutto da gustare.

Sull’autore

Antonino Russo Giusti, nato nel 1876 e scomparso nel 1957, scrisse in tutto 27 opere teatrali. Fu direttore artistico del Teatro comunale Pietro Antonio Coppola di Catania. Li venne rappresentata la sua prima opera in siciliano, L’eredità dello zio canonico a cui seguì nel 1920 U Spirdu, musicata da Francesco Paolo Frontini e diretta da Gaetano Emanuel Calì.

Tre anni dopo Tommaso Marcellini rappresentò per la prima volta in Italia al teatro comunale di Trapani L’eredita dello zio canonico col titolo siciliano U tistamentu du ziu canonicu. Un’altra commedia, Il biberon di papà, venne portata in giro per l’Italia e anche all’estero dal Marcellini, col titolo siciliano A sucalora du papà. Successivamente scrisse Un autore di assalto, passando alla commedia italiana di stampo pirandelliano.