E’ durato si e no 36 ore l’idillio fra il Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e i deputati di sala d’Ercole. Indicato come il salvatore della Finanziaria per l’equilibrio dimostrato dopo lo scontro fra Musumeci e Sammartino, Miccichè ha perso per strada, però, una parte dei suoi rapporti con la maggioranza e adesso è proprio un deputato della maggioranza a portarlo verso uno scivolone.
Così dopo la sospensione, alla ripresa dei lavori sulla manovra, l’Ars ha approvato la norma per gli interventi per il turismo e lo spettacolo in favore di teatri, enti, associazioni e cooperative del settore. Rispetto al testo iniziale sono passati, col favore del governo, tre emendamenti di M5s e Pd, mentre l’emendamento 5stelle sulla soppressione dei fondi all’Ente luglio musicale (il governo era contrario) è stato respinto con voto palese dall’aula.
Accogliendo le proteste del capogruppo M5s Giorgio Pasqua, il presidente Gianfranco Miccichè inoltre ha dichiarato inammissibile – perché non inerente alla manovra – un emendamento (100mila euro per il museo baglio Tumbarello di Marsala) e definendolo “marchetta”, presentato della capogruppo Udc Eleonora Lo Curto.
L’emendamento, ha spiegato Miccichè, sarà inserito nel ddl sulla ricostruzione che l’Ars tratterà nei prossimi giorni ma l’espressione ‘marchetta’ ha dato il la al nuovo scontro. “Non ho un voto in quel museo, mi disgusta di avere sentito che si trattava di un emendamento-marchetta – ha protestato Lo Curto – Mi sento indignata e oltraggiata”.
“Io non le consento di indignarsi per quello che dico io – ha replicato Micciché – Non ho detto alcunché che possa indignare adulti e bambini. Ci sono 150 musei che devono essere ultimati, da lunedì ci sarà una nuova finanziaria dove inserire queste cose. Io non sono contro il museo ne contro i bambini. Questa finanziaria è stata fatta per il Covid-19: io non do più la parola a nessuno e si chiude questa finanziaria di cui mi sono rotto le …”. Approvati subito dopo gli articoli 20 e 24 su abrogazione e modifiche di norme e sul risultato di amministrazione per il 2018. Rimane da votare solo l’articolo 23 sul rifinanziamento autorizzazioni di spesa da votare. Miccichè ha quindi sospeso la seduta, aggiornandola ulteriormente.
Ma durante la sospensione le tensioni, sottotraccia, nella maggioranza sono esplose con una nota del capogruppo Udc. “Probabilmente Gianfranco Miccichè è felice di essere divenuto il leader dell’opposizione a Palazzo dei Normanni, ma questa inedita funzione non giustifica il linguaggio con il quale da presidente dell’Assemblea si permette di offendere un deputato nel legittimo svolgimento della sua funzione parlamentare apostrofandola con parole inqualificabili. Ho sempre stigmatizzato quanti trascendono nel dibattito d’Aula, ma oggi mi sento profondamente offesa e delusa”.
Lo Curto va oltre “Sebbene io sia profondamente convinta che Miccichè sia già pentito in me prevale l’amarezza rispetto a quanto è accaduto che mi segna anche sul piano umano. In piena emergenza Covid19, con il mio emendamento, avevo pensato di rendere funzionale per i bambini e i visitatori un museo multimediale regionale all’interno del Parco archeologico di Marsala, dove insiste anche la nave romana che lì volle allocare il compianto assessore Sebastiano Tusa. In un momento in cui un ministro dell’Istruzione pensa di aprire solo i cortili delle scuole ai bambini, io ho pensato ad aprire un museo ai bambini marsalesi permettendo il distanziamento sociale e potenziando anche il turismo culturale intraregionale che per ora è l’unico possibile, con un intervento di appena 100 mila euro che in una finanziaria da un miliardo e mezzo non poteva costituire e non doveva costituire un problema. In questi giorni ho visto passare sotto i miei occhi emendamenti milionari e non posso accettare che venga definita una marchetta una proposta per riaprire una struttura regionale. Il presidente ha preferito piegarsi alla volontà di parte dell’opposizione”.
La tensione è palpabile e ormai non più nascosta. Il presidente dell’Ars prova a spegnerla “Comprendo l’amarezza dell’onorevole Lo Curto, ma le voglio troppo bene e in questo momento preferisco non rispondere. Ci sarà molto presto un’occasione per chiarire ciò che è accaduto in Aula”.
Ma l’aula, intanto, è tornata nella sua tradizionale bagarre su ogni singolo articolo. Così alla ripresa dei lavori all’Ars piove improvviso un maxi-emendamento che prevede il rifinanziamento di norme di spesa con fondi regionali, che accende di colpo gli animi dell’opposizione. Numerosi i deputati di M5s e Pd che si sono iscritti a parlare dal pulpito per contestare il maxi-emendamento, frutto di colloqui avvenuti in commissione Bilancio durante la pausa.
“E’ una maxi-marchetta” l’ha definita il deputato Nello Dipasquale (Pd) mutuando l’espressione usata poco prima da Miccichè, mentre Nunzio Di Paola (M5s) ha affermato: ‘Questa è la vera manovra di questa maggioranza, ve ne assumerete la responsabilità”.
“Mi stavo iniziando a preoccupare, questa è una tradizione: anche in tempi di Covid19 è arrivato questo lancio di caramelle vere, e non sono i Poc che vanno concordati con Roma e l’Ue, ma soldi veri. Rieccola la tabella h”, ha sostenuto Angela Foti (M5s).
Il maxi emendamento vale 11,758 milioni di euro. All’articolo 23 vengono aggiunti altri 8 interventi di spesa. “Siamo di fronte all’epilogo e al momento in cui la politica collassa – ha tuonato in aula Claudio Fava, secondo cui in questo maxi-emendamento “manca ogni criterio di spesa”.
“E’ il deficit più grave che rivela il rapporto tra governo e aula – ha aggiunto – Siamo orfani del moralismo a fasi alterne del presidente Musumeci, è umiliante per quest’aula: voglio conoscere i criteri per cui alcune spese sono state inserite e alcune escluse”.
Alla fine, fra le polemiche, la maggioranza fa quadrato sia pure fra le tensioni e il maxi emendamento passa a scrutinio palese e la finanziaria si avvia verspo lo sblocco e il voto finale
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