Siciliano di origine, giornalista di estrazione, con grande esperienza politica e parlamentare, attuale Vice presidente della Camera dei Deputati è rispettato dagli uni e dagli altri. E’ l’identikit di Giorgio Mulè. Potrebbe essere lui il Commissario di Forza Italia in Sicilia con l’incarico di portare la pace fra il gruppo di Forza Italia all’Ars e quello di Forza Italia, i due gruppi azzurri nel Parlamento siciliano che rappresentano, di fatto, le due correnti siciliane. Da un lato Gianfranco Miccichè, dall’altro il gruppo al quale aderisce anche il presidente della Regione Renato Schifani.

Voci insistenti

Sul fatto che potrebbe essere lui l’uomo giusto per sistemare le cose in Sicilia circolano voci insistenti. La sua nomina potrebbe arrivare entro la fine dell’anno, in piene festività natalizie, e diventare operativa con il nuovo anno. Un compito difficile quello che toccherebbe a Mulè visto che in gioco c’è davvero tanto.

Da una parte Miccichè che vuole far pesare il fatto che il coordinatore del partito è lui e dunque a lui spettano simbolo e nome. Dall’altra parte, invece, il gruppo più numeroso al quale aderiscono i mister preferenze come Edy Tamajo. Un gruppo che vuole far pesare i voti in Parlamento e i voti ottenuti nelle urne. Sullo sfondo il fatto che se non si trova un accordo c’è il rischio che quei quattro voti di Miccichè e compagni mettano a rischio la tenuta della maggioranza

Le opzioni romane

A pesare su tutto ci sono le così dette opzioni romane. Fra i quattro di Miccichè (che definiamo così per semplicità) almeno due non hanno ancora optato fra l’elezione all’Ars e quella a Roma. Sono lo stesso Miccichè e Tommaso Calderone. Miccichè, nel confermare il sì al commissariamento e ad una soluzione della questione rivedendo tutto, aveva espresso anche la sua disponibilità ad andare a Roma. Se così scegliesse lui è probabile che anche Calderone, rimasto in religioso silenzio, possa optare per una soluzione del genere. La questione è legata a Mancuso e D’Agostino, gli altri del gruppo.

L’altra opzione

Ma il nome di Mulè non è l’unico che circola. Se è vero che la soluzione del commissariamento è praticabile per entrambe le fazioni in lite a Palermo (e a Catania, basti vedere lo scontro alla festa tricolore fra Falcone e Miccichè), è anche vero che Miccichè ha chiesto equilibrio e regole chiare. Per quanto Mulè sia rispettato, resta il fatto che è nota la sua grande vicinanza a Renato Schifani. Miccichè non lo dirà mai ma qualcuno dei suoi nelle stanze riservate avrebbe chiesto di mettere sul tavolo un altro nome. Così compare quello di Alessandro Cattaneo, capogruppo azzurro alla camera.

In gioco l’area Ronzulli

Le possibilità, però, appaiono risicate. Troppo vicino a Licia Ronzulli, già una volta mandata da Berlusconi in Sicilia per cercare la pace fa le fazioni quando ancora lo scontro non era a questo livello, e tornata a Roma senza una soluzione e più vicina a Miccichè rispetto al giorno del suo sbarco in Sicilia. Lo stesso Miccichè ha raccontato, nei giorni a seguire, “Adesso ho una amica politica in più”.

Le influenze di Fratelli d’Italia

Su tutto svolgono un ruolo anche le pressioni esterne provenienti da Fratelli d’Italia. L’origine dello scontro interno, infatti, è tutta legata al no alla ricandidatura di Musumeci ed alle tensioni con Fratelli d’Italia, in particolare con l’area che fa capo a Ignazio La Russa, vincitore politico su tutta la linea nelle trattative interne alla maggioranza.

A Roma proprio Fratelli d’Italia aveva espresso un chiaro no alla Ronzulli nel governo Meloni. Un uomo che possa essere ricondotto a lei potrebbe non essere quello adatto a rasserenare gli animi anche se Miccichè si sentirebbe, forse, meno all’angolo.

Nulla di deciso

Nulla è ancora stato deciso e il silenzio di Berlusconi urla più di mille parole in questa vicenda. Nell’attesa dell’avvio di un percorso di soluzione l’Ars potrebbe trovarsi ad affrontare un bilancio di previsione o, almeno, un esercizio provvisorio. Vicende che rischiano di far incancrenire ulteriormente la situazione se non ci sarà un accordo o almeno un armistizio in attesa dell’arrivo del Commissario esperto o, in alternativa, del Papa straniero

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