Amici, parenti, familiari: tutti insieme questa mattina a Ballarò hanno dato l’ultimo saluto a Giuseppe La Barbera. La vittima più giovane della strage di Casteldaccia se ne è andata troppo presto, a soli 29 anni. In tanti gli hanno voluto dare l’addio, popolando gli scranni della chiesa del Carmine, piena in ogni ordine di posto. La bara è stata portata a spalla dai colleghi dell’Amap, azienda Partecipata del Comune di Palermo in cui Giuseppe La Barbera era entrato da poco come lavoratore interinale.
L’omelia al funerale di Giuseppe La Barbera
A celebrare la messa è stato don Pietro Leta, parroco del quartiere di Ballarò. Un pezzo di quella comunità di cui Giuseppe La Barbera ha fatto parte fino ai suoi ultimi giorni. “Qui siamo una famiglia. Una realtà vivace, molto bella – ha dichiarato il parroco durante la sua omelia -. Ne faccio esperienza ogni giorno quando apro la chiesa. Quando ritorno, porto a Gesù le ansie, le preoccupazioni e le speranze di queste persone. Il mercato di Ballarò è una granda famiglia che crea dinamiche d’amicizia nella gioia e nel dolore, soprattutto nel dolore. Saputo della morte di Giuseppe, nel mercato c’è stato un certo silenzio. In molti si sono chiesti come sia potuta accadere una simile tragedia, come farà la famiglia ad andare avanti. Ma da ciò dobbiamo fare nostra la capacità di vincere il male, di camminare oltre le tempeste”.
I pericoli che corre il mercato di Ballarò
Alla cerimonia era presente anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, visibilmente affranto di fronte all’accaduto. Ad affiancare il primo cittadino c’erano il presidente di Amap Alessandro De Martino e il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto. Ed è proprio alle istituzioni che don Pietro Leta si è rivolto durante la sua omelia. Un discorso nel quale ha ricordato i pericoli che corre il quartiere di Ballarò. “Ballarò è una realtà di vita. Qui si viene a comprare il mangiare. Ma c’è il rischio che possa diventare il mercato della morte. Qui molti giovani vengono a comprare la droga. E’ un rischio. C’è una realtà che è stata abbandonato, ovvero il mercato coperto di Ballarò. Nel progetto, tale struttura doveva essere un volano di novità. Tanti commercianti si erano preparati ad entrare. Invece oggi rischia di non essere completata e di diventare una realtà di morte che non serve a niente e a nessuno”.
Tutti stretti intorno alla famiglia
Parole ascoltate anche dall’assessore alle Attività Produttive Giuliano Forzinetti, il quale ha sostituito a metà messa il primo cittadino. “Bisogna anticipare la possibilità di questi pericoli che portano alla morte nel mondo del lavoro – ha evidenziato il parroco -. Qui ci sono i suoi amici, i colleghi, la famiglia. Ci sono i genitori, i suoi familiari e la comunità di Ballarò. Una comunità di famiglia. Dobbiamo essere capaci di sentire la presenza di Dio. Non è Gesù che ha abbandonato Giuseppe La Barbera. Siamo noi che siamo incapaci di garantire un lavoro dignitoso, un pezzo di pane“.
L’ultimo saluto a Giuseppe La Barbera
La cerimonia funebre si è conclusa intorno alle 11. In tanti hanno atteso l’uscita del feretro dalla chiesa del Carmine. Ognuno ha salutato Giuseppe La Barbera a modo suo. Chi in silenzio. Chi con un applauso. Qualcuno ha preferito far parlare il rombo di un motore e alcuni giochi d’artificio. Alcuni ragazzi del quartiere hanno poi lasciato andare dei palloncini bianchi e azzurri in aria. Un modo per salutare l’operaio di Amap, il cui corpo è stato trasporto al cimitero per la sepoltura. Un finale triste di una storia che si è chiuso troppo presto a causa di un incidente sul lavoro.
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