Trattative politiche ferme in Sicilia sia per la Regione che per la scelta dei candidati sindaco di Palermo. Le coalizioni, che si sono mostrare litigiose in questi mesi, hanno scelto di soprassedere, qualsiasi scelta si farà solo dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Tutto rinviato a febbraio

La convocazione delle camere in seduta congiunta per scegliere il nuovo Capo dello Stato a partire dal 24 gennaio di fatto ha fornito uno spartiacque. La scelta del nuovo Presidente della Repubblica darà indicazioni precise alle coalizioni.

La Sicilia sceglie i suoi tre grandi elettori

Attenzione, dunque, puntata adesso sulla scelta dei ‘Grandi elettori’. Per l’elezione del Presidente della Repubblica, infatti, oltre a deputati e senatori valgono i voti degli inviati delle Regioni. La Sicilia, come sempre, ne manderà tre scelti dal parlamento dell’isola in rappresentanza della deputazione regionale.

Mercoledì la seduta

La convocazione è arrivata alla vigilia dell’Epifania: la seduta si terrà mercoledì 12 alle 16, con lo slittamento di un giorno rispetto alla prima data ipotizzata su richiesta di Palazzo d’Orléans. Per prassi consolidata proprio il governatore è uno dei tre delegati regionali; il secondo è il presidente dell’Ars. Il terzo, invece, è il vice presidente dell’Ars eletto in rappresentanza dell’opposizione.

Elezione non semplice e scontata

Ma questa volta l’elezione non sarà ne semplice ne scontata. Il vice presidente eletto in rappresentanza dell’opposizione, infatti, adesso è passata ad attiva Sicilia, gruppo di fatto che porta il proprio appoggio esterno alla maggioranza e dunque 5 stelle e Pd chiedono di essere rappresentati.

Due preferenze per ciascuno dei 70 di sala d’Ercole

Ogni deputato può esprimere due preferenze. E il centrodestra, in teoria, dispone di numeri più che blindati per mandare Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè a Roma il 24. Ma l’opposizione non ha designato il proprio candidato.

La partita politica

Ma dentro la maggioranza si gioca anche una partita politica che ricorda quanto accadde nel 2015 quando il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ottenne più voti del Presidente della Regione Rosario Crocetta. Un segnale politico che non cambiò la delegazione.

Se accadesse una cosa del genere le tensioni dentro la maggioranza crescerebbero in vista del dopo e non serve a nessuno in questo momento mandare segnali del genere.

Ma l’opposizione potrebbe giocare una doppia partita: da un lato per il proprio rappresentante, dall’altro per far ulteriormente litigare il centrodestra.

Dall’altra parte della barricata i giallorossi attendono di comprendere cosa accadrà nella partita in corso a Roma che deve stabilire la strategia in vista dell’elezione del Presidente. Al momento non sembra che gli accordi si possano chiudere prima di mercoledì e dunque non ci dovrebbero essere ripercussioni palermitane. Ma la politica, soprattutto negli ultimi anni, è l’arte del cambiare tutto in ogni istante.

 

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