“La norma proposta dal governo regionale che apre alle grandi firme nei centri storici dei Comuni può rappresentare una svolta per diversi aspetti”. Lo afferma il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. La proposta è arrivata dall’assessore regionale alle Attività Produttive Edy Tamajo. “In primo luogo – sostiene il primo cittadino -, potrà rivitalizzare molte aree delle città siciliane e mi aspetto che l’arrivo di grandi firme, anche internazionali, possa contribuire ad aumentare i livelli occupazionali nell’Isola e i flussi turistici verso le nostre città”.

L’obiettivo

L’obiettivo è inserire in Finanziaria, in discussione all’Ars, una norma apposita. Testo che permetterebbe, nei centri delle grandi città, l’apertura di esercizi commerciali con superfici fino a 600 metri quadrati. Attualmente il limite è 200 metri quadrati. Sarebbero avvantaggiate le grandi catene internazionali. Nei piccoli centri abitati la soglia passerebbe da 150 a 450 metri quadrati. “L’augurio è che la norma possa essere presto votata all’Ars – aggiunge Lagalla – per dare un cambio di marcia alle attività produttive siciliane. Con la certezza che nuove aperture possano convivere con i negozi storici che rappresentano la tradizione dei nostri territori”.

D’Agostino: “Rafforziamo gli imprenditori”

Nicola D’Agostino, deputato di Forza Italia alla Regione sottolinea: “La proposta di legge sul Commercio rafforza gli imprenditori del settore, concede ai negozianti l’opportunità di ampliare la propria azienda, di migliorare la qualità della propria offerta, di avvicinarsi agli standard dei loro colleghi italiani. Insomma, un evidente passo avanti che porterà benefici anche ai Comuni perché sarà possibile rivitalizzare i centri storici, soprattutto delle città turistiche e pedonalizzate. Perché negare che il commercio ha necessità di riforme? Perché rimanere indietro rispetto al resto del Paese? Qui non si tratta neppure di pensare al futuro, ma a quel presente negato fino ad oggi ai commercianti siciliani, che rischieranno di ritrovarsi legati a schemi del passato ormai anacronistici”.

Di Dio: “Sì ad emendamento che evita desertificazione centri storici”

“Diciamo sì, senza riserve, alla norma in discussione all’Ars con cui si prevede la possibilità di aumentare rispetto agli attuali 200 mq le autorizzazioni di vendita nei centri storici per il settore non alimentare. In questo modo, si abbatteranno i vincoli finora vigenti che hanno provocato un grave processo di desertificazione e verrà favorita l’apertura di attività commerciali di medie dimensioni superiori ai 200 mq. Questa è una norma fondamentale che permetterà di rivitalizzare i centri storici e darà linfa vitale anche alle piccole e micro attività che trarrebbero beneficio da una rinascita commerciale delle zone interessate. Sarebbe il miglior modo possibile per aprire il 2024 con maggiore fiducia nel futuro, creando prospettive di nuove opportunità di attività commerciali e di posti di lavoro”. Lo dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo che da anni chiede l’adeguamento alle superiori norme nazionali ed europee che già da tempo hanno liberalizzato il commercio al dettaglio.

“A Palermo – aggiunge la Di Dio – abbiamo l’esempio della centralissima via Roma, una strada che ormai sta andando incontro al fenomeno della desertificazione commerciale, dove una dopo l’altra le attività commerciali storiche stanno abbassando le saracinesche per sempre. Questa norma all’esame dell’Ars permetterebbe un cambio di marcia importante anche sotto l’aspetto occupazionale e stimolerebbe nuovi marchi del commercio a investire sui centri storici delle città siciliane”.

Manenti: “Provvedimento auspicato per invertire trend”

“La norma in discussione all’Ars, con cui si prevede la possibilità di aumentare rispetto agli attuali 200 mq (per i Comuni fino a 100.000 abitanti la soglia è 150 mq) le autorizzazioni di vendita nei centri storici per il settore non alimentare, è vista con il massimo favore da Confcommercio perché punta a rivitalizzare i centri storici, creando un sistema di vendita positivo che presuppone di fronteggiare la desertificazione che si registra un po’ ovunque nei suddetti contesti delle città siciliane, un tempo motore dell’economia locale”. Lo afferma il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, che sollecita l’adeguamento alle norme nazionali che hanno liberalizzato il commercio al dettaglio.

“Il 2024 – aggiunge Manenti – vedrebbe finalmente una risposta efficace alle richieste di crescita da parte degli operatori del terziario di mercato e i migliori presupposti per creare nuove opportunità sul fronte commerciale che si tradurrebbero pure in nuovi posti di lavoro. Stimolare nuove aperture di aziende disposte a investire nei centri storici delle città siciliane significa creare un panorama economico adeguato nel tentativo di favorire l’impegno delle piccole attività, molte delle quali costrette a chiudere i battenti proprio a causa del fenomeno desertificazione. Si invertirebbe, dunque, una tendenza contro cui Confcommercio si batte ormai da anni”.

Camera commercio: “Attesa durata anni”

“Non può che far bene alle attività imprenditoriali e commerciali siciliane la norma che mette fine allo stop ai vincoli per l’apertura dei grandi negozi in tutti i centri storici delle città siciliane. Si tratta di una norma necessaria ed indispensabile che restituisce alle città, grandi o piccole che siano, vitalità, attrazione e soprattutto porta sana occupazione”. Lo dice Alessandro Albanese, presidente della Camera di Commercio Palermo Enna, con riferimento all’emendamento che estende l’ampiezza della metratura dei negozi fino a 600 metri quadrati e che sarà votato nei prossimi giorni, nell’ambito della finanziaria regionale. “Da anni imprenditori e associazioni di categoria chiedono di cambiare la norma e finalmente si arriva ad un risultato. Da anni abbiamo assistito, per esempio, alla desertificazione della via Roma a Palermo con centinaia di saracinesche abbassate – conclude Albanese –. Un panorama triste sia per l’importanza di una via storica che per il numero di occupati che negli anni è via via diminuito. Fenomeno che si è allargato, purtroppo, anche ad assi commerciali rilevanti di altre città”.

Articoli correlati