Vincenzo sta lottando con tutte le sue forze per la vita, da quasi tre settimane, steso su un letto del “Trauma Center” dell’ospedale Villa Sofia, mentre chi gli vuole bene e non lo lascia mai solo, la sua famiglia, lotta con la stessa determinazione per scoprire la verità su quello che è successo davvero.
Lanciando, prima di tutto, un appello: chi ha visto qualcosa parli, si rivolga a loro, perché ogni particolare può essere importante. Sì, perché di quell’incidente che ha ridotto in fin di vita il sessantenne Vincenzo Sacco, si sa ancora ben poco.
Di sicuro c’è che è in corso un indagine da parte della polizia municipale, affiancata dai carabinieri, un fascicolo aperto in procura, attualmente a carico di ignoti, e due dei mezzi coinvolti nell’incidente, quello guidato da Sacco, uno scooter, e un’auto, che sono stati sequestrati. In mezzo a tutto questo tante, troppe domande senza una risposta.
Con una, soprattutto, la più drammatica, che toglie il sonno alle notti dei familiari: a ridurre in condizioni disperate Vincenzo Sacco, infatti, potrebbe non essere stato soltanto l’incidente.
Una brutta, bruttissima storia che inizia il 21 maggio alle 11 di mattina, in via Impastato, a Bonagia, in un quartiere già funestato poche settimana fa da un altro incidente avvenute in quelle strade e avvolto tutt’oggi dal mistero e da una dinamica non chiara, e che è costato la vita ad un ragazzo di soli 18 anni, Giuseppe Giannalìa.
Quel 21 maggio Vincenzo Sacco, un dipendente della Rap, era libero dal lavoro e stava andando a comprare dei croccantini per i suoi adorati cani. Dopo essere uscito dal residence dove abita con sua moglie (l’uomo ha due figli che lavorano fuori città), il sessantenne, in sella al suo scooter, rimane coinvolto, a pochi metri dall’abitazione, in un incidente.
Inizialmente si pensa che coinvolta ci sia una sola auto, ma notizia di ieri, sembra che un testimone oculare abbia confermato la presenza anche di una seconda vettura, ipotesi questa al vaglio della polizia municipale.
La stessa polizia municipale che, quando arriva qualche minuto dopo sul luogo dell’incidente, quel 21 maggio, trova i mezzi spostati dalla scena del sinistro, con gli uomini dell’infortunistica in grossa difficoltà nel rilevare quanto è accaduto, tanto che torneranno più di una volta in via Impastato nel corso dei giorni per le rilevazioni.
Sacco intanto viene trasportato al 118 al Civico, e le sue condizioni sono gravissime: ha un brutto trauma cranico, soprattutto ha una lesione al tronco encefalico. In ospedale, raccontano i familiari, i medici notano che le ferite riportate dalla vittima non sono compatibili solo con un incidente ma anche con un’eventuale rissa. Questo particolare, non certo marginale, spinge i congiunti di Sacco a cercare testimoni e chiedere nuove perizie e riscontri alle forze dell’ordine. I
ntanto il sessantenne viene trasferito al Trauma Center di Villa Sofia: le sue condizioni, tutt’oggi, sono ancora gravissime, tanto che i medici nelle scorse ore hanno iniziato gli esami per stabilire se ancora sussiste attività cerebrale. L’uomo però ha ancora voglia di lottare, così come la sua famiglia alla ricerca della verità.
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