Una ispezione del Ministero dell’Economia fa tremare il Comune di Palermo, mette am rischio le casse e parla di possibile danno erariale. La relazione degli ispettori è arrivata sul tavolo del sindaco con tutto il peso dei rilievi, delle contestazioni e delle critiche al sistema di gestione del Comune mosse dai funzionari ministeriali.

Sono circa 240 pagine di fiele, scrive oggi il Giornale di sicilia, per chi, ora, deve tentare di abbozzare una risposta articolata, puntuale, convincente. Il rapporto è stato inviato anche alla procura della Corte dei conti per l’accertamento delle responsabilità. Si ravvisa, infatti, un danno erariale per certe pratiche messe in campo e giudicate poco ortodosse: come, ad esempio, gli emolumenti aggiuntivi attribuiti ai dipendenti comunali nominati dirigenti a contratto ex art. 90 (quelli di nomina diretta) che compongono lo staff del sindaco. Che però getta acqua sul fuocod ella èpossibile polemioca “Le retribuzioni dei dirigenti da me nominati – dice al Gds Leoluca Orlando – si assestano molto al di sotto dei compensi erogati in analoghi uffici di Comuni anche più piccoli”.

Nel mirino finiscono anche le aziende partecipate, i loro contratti di servizio, i disallineamenti, la condizione di strutturale difficoltà finanziaria. Insomma, un’ispezione che fa tremare Palazzo delle Aquile e rischia di creare danni a catena.

Il documento, tenuto riservato, è allo studio dei vertici di Palazzo delle Aquile. I tre dirigenti della Ragioneria generale dello Stato che hanno condotto la verifica ‘amministrativo-contabile’ sono stati, a più riprese, per intere settimane negli uffici di Palazzo Galletti, in piazza Marina, alla fine dell’anno scorso e agli inizi di questo. Hanno chiesto di tutto: dall’elenco dei consulenti al numero dei dipendenti, dai provvedimenti di nomina degli esperti alle delibere di approvazione dei piani esecutivi di gestione degli ultimi cinque anni, dai rendiconti finanziari alle procedure di mobilità. E così elencando per una cinquantina di maledetti punti controversi.

Probabilmente, alla base della raffica di controlli portati avanti, c’è una segnalazione parlamentare, forse una di quelle presentate dai grillini sulla gestione delle partecipate o sulla nomina dei dirigenti. Per questo il sindaco parla di una iniziativa “viziata dal fatto di essere stata sollecitata da parte politica”.

 

Nel tritacarne, sempre secondo il Giornale di Sicilia, anche la nomina dei dirigenti tecnici a tempo determinato, dubbi sulle procedure di stabilizzazione, sull’uso del fondo per il personale. Analizzati persino gli extra percepiti dal segretario generale. Tutto confluito in un cahier de doleances, una tabella di sei pagine, ognuna delle quali contiene una decina di contestazioni, alla quale ora bisogna dare una risposta. Convincente, se possibile.

 

E sulla vicenda adesso interviene anche Riccardo Nuti, il deputato già pentastellato promotore di queste interrogazioni e richieste di verifiche. “Leoluca Orlando è con le spalle al muro: dopo aver attaccato in ogni modo la mia attività e le mie denunce, ora non può più far finta di nulla. Le gravissime criticità riscontrate dagli ispettori del ministero dell’Economia – dice – in merito alla gestione amministrativa del Comune di Palermo, danno ragione a quanto da me denunciato in tempi non sospetti, in merito sia ai contratti con le partecipate, sia a quelli con i dirigenti interni”.

“L’invio di ispettori – precisa Nuti che si prende il merito di aver portato a questo punto l’inchiesta – parte dalle tante denunce che ho presentato insieme alle colleghe Di Vita, Mannino, Di Benedetto e Lupo a più riprese. Tramite interrogazioni parlamentari e ben due esposti, uno alla Procura della Repubblica e uno all’Anac, ho ad esempio rilevato in tempi non sospetti le proroghe irregolari tagliate su misura per i 14 dirigenti nominati da Orlando. Esattamente quanto ora contestano gli ispettori ministeriali nel loro dossier». «Ma al centro del report – continua Nuti – ci sarebbero anche alcuni contratti irregolari stipulati con alcune partecipate. Ricordo, a riguardo, su tutte l’interrogazione “bomba” presentata a luglio 2016, dopo la quale c’è stata anche un’ispezione della Ragioneria generale dello Stato, in cui denunciavo contratti dell’ente con alcune partecipate contrari a quanto previsto dalla legge e, soprattutto, come alcune di queste società fossero diventate ricettacolo di personaggi coinvolti in fenomeni criminogeni”.

“L’assurdità – conclude Nuti – è che dopo quegli atti sono stato attaccato dalla lobby di potere palermitana e alcune partecipate hanno pensato bene anche di querelarmi. Purtroppo per loro la verità viene sempre a galla, basta aspettare. Tutte queste battaglie e irregolarità sono per i cittadini, le vere vittime di sprechi e mala gestione. Già allora, viste le forti criticità di gestione amministrative e contabile chiedevo lo scioglimento del Comune di Palermo. Ora più che mai torno a ribadirlo. Il Governo non abbia adesso paura di fare semplicemente il suo dovere: esercitare la legge”.