La Comunità di Sant’Egidio è da sempre coinvolta in numerosi conflitti come soggetto pacificatore, consapevole che la guerra è la madre di tutte le povertà.

Rifiutare la guerra

Quanto avviene in Ucraina ci interroga come cristiani e come europei, che hanno imparato la lezione del passato e rifiutano la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Un popolo di profughi che cerca salvezza

Fanno sapere dalla Comunità di Sant’Egidio: “Attraverso le nostre Comunità in Polonia e in Ungheria siamo vicini ad un popolo di profughi che cerca salvezza, mentre i membri di Sant’Egidio continuano a portare aiuto e conforto ai più poveri, a Kiev e in altre città.

Un carico di aiuti umanitari partirà da Palermo

Un carico di aiuti umanitari partirà presto da Palermo, destinato a quanti sono scappati dalla loro terra.
Mentre continuiamo ad operare, affidandoci al sentimento di solidarietà di tanti, invochiamo il Signore della pace, perché accolga il grido di aiuto che sale da quanti stanno sperimentando la crudeltà della guerra”.

Preghiera per la pace l’11 marzo

Infine l’appello della Comunità di Sant’Egidio: “Venerdì 11 marzo a Palermo, alle 19.30, presso la chiesa di Santa Lucia – Badia del monte, in via Ruggero Settimo, la Comunità di Sant’Egidio invita tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra città a riunirsi in preghiera per la fine della guerra in Ucraina”.

L’impegno della Comunità di Sant’Egidio

Come si legge sul sito internet della Comunità di Sant’Egidio, “la comunità ungherese aiuta i rifugiati ucraini al confine, nelle stazioni ferroviarie di Budapest, e nella sede di Sant’Egidio dove vengono ospitate persone e famiglie che arrivano a Budapest e proseguono il loro viaggio verso altri paesi.
Nelle stazioni delle città ungheresi tutte le organizzazioni caritative hanno organizzato banchetti dove chi arriva dall’Ucraina può ricevere aiuto. Anche Sant’Egidio in stazione offre cibo, ristoro, organizza l’accoglienza per chi è diretto in altri paesi.
Le famiglie della Comunità accolgono nelle loro case chi arriva: un’umanità dolente, tante le storie di dolore che stanno raccontando le comunità ungheresi”.

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