L’emergenza coronavirus non è soltanto un problema sanitario. Lo stop a tutte le attività italiane (ad eccezione di poche categorie) rischia di fare più vittime del virus stesso. E il decreto ‘Cura Italia‘ di marzo non è in grado di assistere il mondo produttivo e tanto meno i lavoratori. Un decreto scritto dimenticando intere categorie, cercando di raschiare il barile per incassare il possibile ed escludendo aziende che rischiano di andare a picco. Il tutto creando lavoratori di serie A e lavoratori di serie B o addirittura C.
Quella che vi raccontiamo è una delle tante storie dei disastri causati da queste scelte. E’ la storia della Blu Ocean azienda di Casteldaccia in provincia di Palermo che non può accedere alle provvidenze del ‘Cura Italia’ perchè fattura importi superiori ai 2 milioni di euro l’anno ma ha anche costi paragonabili dando lavoro a 76 dipendenti.
“Io mi trovo in una condizione assurda – racconta a BlogSicilia l’amministratore Antonio Lo Coco – oggi sono costretto a pagare un F 24 con i contributi maturati dei dipendenti. Lo devo fare perchè non c’è sospensione per questi pagamenti per aziende come la nostra. Ma siccome al momento l’azienda fattura il 70% in meno rispetto al mese scorso, pagando questo F24 mi ritroverò nella condizione di non poter pagare gli stipendi a fine mese”
Dei 76 dipendenti Lo Coco ne ha dovuto mettere in cassa integrazione 56. ma la situazione rasenta l’assurdo rischiando di non poter pagare gli stipendi e, ad aprile, continuando così, di non poter pagare neanche quei 20 che restano al lavoro.
“E’ un cane che si morde la coda. La situazione in cui ci hanno messo è assurda. Noi riforniamo di pescato fresco e congelato la ristorazione, le aziende di catering, i bar e le gastronomie e così via. Al momento nessuno ordina perchè nessuno lavora e anche le fatture in scadenza non verranno pagate. Tutti hanno sospeso i pagamenti quindi noi non abbiamo nessun introito. Ma dobbiamo pagare i contributi anche perchè la grande distribuzione, con la quale operiamo, non paga i fornitori che non abbiano il DURC (Documento di regolarità contributiva) in regola. Dunque se rinvio il pagamento dei contributi il risultato è un Durc negativo e dunque il blocco degli incassi anche in seguito quando questi crisi sarà finita. Se invece pago i contributi non posso pagare i dipendenti”.
Alla fine non sarà solo l’azienda ad andare in sofferenza ma a pagare il conto saranno proprio i dipendenti. “Hanno creato lavoratori di serie A come i dipendenti pubblici o anche i sussidiati dal Reddito di cittadinanza. E lavoratori di serie B che sono quelli del settore privato che operano in aziende di medie dimensioni che vengono abbandonati al loro destino. E’ una assurda discriminazione senza senso”.
Lo Coco chiede con forza che si rivedano le regole del Cura Italia che attualmente è soltanto un ‘affossa sistema produttivo italiano’ “A tutto questo vanno aggiunti i pagamenti di Iva e tasse anche questi non bloccati. Devono bloccarli o le aziende andranno quasi tutta a gambe all’aria. E devono bloccare subito il sistema dei DURC, sospenderlo fino a quando non saremo fuori dalla crisi economica che seguirà quella sanitaria. Altrimenti già dal prossimo mese si conteranno le vittime economiche di tutto questo”. Secondo l’amministratore di Blu Ocean che è anche il Presidente dell’Unione Industriali di Confcommercio Palermo le soluzioni del momento sono chiare ed obbligate quindi, nell’interesse di tutte le aziende e dei lavoratori: “sospensione del DURC e soprattutto il pagamento posticipato di tutti gli f24 così come è stato già stabilito per tutte le aziende, anche sotto i due milioni di fatturato”.
Le vittime economiche del covid 19 che è del tutto simile ad una guerra con diverse migliaia di vittime non saranno poche. Il rischio è quello di tornare indietro ad un passato neanche troppo lontano dal quale non eravamo neanche usciti del tutto. Tempi in cui appena un paio di anni fa si assisteva a suicidi plateali per strada per disoccupazione e fame. Sarebbe il caso che il governo ascoltasse chi è ancora in campo nei diversi settori produttivi e correggesse, con il decreto di aprile, tutte le storture e gli errori di un decreto di marzo fatto in fretta e senza troppe buone idee a Roma.
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