Si scaldano i motori per le elezioni regionali del 2017. Da destra a sinistra, passando per l’Udc di Cesa e quello di D’Alia (che ormai sono due cose distinte) per arrivare a quello di Totò lo stigghiolaro di via D’Ossuna, tutti sono pronti a disporre le truppe corazzate per sconfiggere i grillini.

Di candidati alla presidenza dell’Assemblea ce ne sono così tanti in entrambi gli schieramenti, che si è scelto di usare un innovativo metodo di selezione, ovvero lanciare la monetina per aria e vedere se esce testa o croce. Già riunita la commissione dei saggi, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, per stabilire le regole: moneta da due euro, niente vento e a tirarla sarà per par condicio il panellaro di piazza Indipendenza, da sempre bipartisan avendoli tutti come clienti.

Un po’ più complicata la composizione delle liste perché, per le regionali del 2017, la paura di essere trombato non farà 90 ma 70, ovvero tanti quanti saranno i prossimi inquilini di Sala D’Ercole. Come dimostrare alle segreterie dei partiti, a quelli che contano, di avere un consenso elettorale tale da sbaragliare gli avversari?

Qualche palermitano ha pensato di affittare vari furgoni e di farli girare con sopra la scritta “Il Signore è grande ma Pino Tascio (nome dell’ipotetico candidato alle regionali) manco babbia”, mentre sul fronte catanese si vuole copiare l’idea cambiando lo slogan in “Più spacchioso di Alfio Pacchione (nome di un altro ipotetico candidato etneo all’Ars) non ce n’è”.

Altri hanno pensato di adottare il famoso refrain “Chiu pilu per tutti”, poi hanno scoperto che Cetto La Qualunque non è un politico di professione ma un personaggio inventato e stanno correndo ai ripari. Qualche difficoltà c’è anche nell’individuazione del candidato alla presidenza della Regione da contrapporre a quello dei 5 Stelle. Il rischio è di racimolare una magra figura alle elezioni e quindi non è facile trovare chi voglia metterci la faccia.

I nomi che circolano sono quelli di Roberto Lagalla e di Stefania Prestigiacomo. Voci narrano che l’ex Rettore di Palermo avrebbe i manifesti pronti da dieci anni e gli mancherebbe sempre solo il simbolo da metterci sopra. L’ex ministro Stefania Prestigiacomo invece starebbe per ricevere l’ambito premio “Candidata a non essere candidata”, dato che Gianfranco Micciché la propone invano per ogni elezione regionale, da quando lei ha raggiunto la maggiore età.

Il sindaco di Catania Enzo Bianco ha detto che resta lì dov’è. Anche il primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando si è tirato indietro, annunciando che si ricandiderà a Palermo, a meno di diventare il braccio destro di Hillary Clinton, in caso di una sua vittoria alle presidenziali negli States. I più attenti osservatori però rilevano che, come avvenuto alle comunali di qualche anno fa, da Orlando c’è da aspettarsi un cambio di strategia: se affermerà “ve lo dico in sanscrito che non mi candido alla Regione”, sarà chiaro che un minuto dopo usciranno i manifesti con “Il presidente Luca lo sa fare”.

In questo clima di generale confusione, potrebbe stravolgere tutti i piani un candidato outsider, che neanche viene citato nei sondaggi ufficiali come leggiamo, ma per il suo carisma, la sua autorevolezza e il suo consenso, rischia di essere eletto a furor di popolo. Inutile dire che si tratta di Rosario Crocetta. Le critiche che gli piovono addosso, i detrattori, tutto questo è niente in confronto al favore che riscuote. Solo che i siciliani sono per natura riservati e nascondono di nutrire un’adorazione, quasi a livello di divinità, verso il presidente della rivoluzione. Basta che Renzi, Guerini e quel gufo di Davide Faraone capiscano finalmente di avere già in tasca l’arma vincente per restare alla guida della Regione.

Lui, Rosario Crocetta, il Roosevelt giunto dalle piane gelesi, sarebbe l’unico in grado di: battere i grillini, creare 5 miliardi di posti di lavoro e 30 mila miliardi di cantieri, trasformare i combattenti dell’Isis in forestali, promuovere Patrizia Monterosso a segretario generale dell’Onu e Mariella Lo Bello a capo della Nato e, ultimo ma non per ultimo, far sgorgare champagne millesimato dai rubinetti di tutti i siciliani. Se solo glielo lasciassero fare…