“In Sicilia, come chiunque – se vuole – può notare, non c’è un solo General contractor che non abbia monopolizzato i lavori pubblici prendendo i soldi senza finire le opere e lasciando sul campo centinaia di milioni di euro di debiti non pagati, migliaia di lavoratori licenziati e centinaia di piccole imprese sul lastrico. Sono carrozzoni che hanno abolito dal mercato delle opere pubbliche principi come libera concorrenza, correttezza, trasparenza e rispetto delle regole”.

E’ il grido d’allarme di Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, al governo nazionale che sta ora pressando per riunire i General contractor in crisi in un unico soggetto, “Progetto Italia Spa”, finanziato dalla Cassa depositi e prestiti a suon di centinaia di milioni di euro.

“Questa scelta – incalza Cutrone – come evidenzia oggi Ance nazionale, è una soluzione di tipo oligarchico che salva con fondi pubblici pochi soggetti privilegiati e coccolati dalla politica. Non è una soluzione di sistema, non coinvolge le piccole e medie imprese che sono l’ossatura di tutto il settore nazionale delle costruzioni, non risolve il problema della crisi del settore edile e lascia, con un misero ‘Fondo salva imprese’, le briciole alle migliaia di piccoli e medi creditori dei General contractor, buona parte dei quali si trova in Sicilia. Sono questi i veri componenti del tessuto imprenditoriale edile, ma non potranno uscire dalla crisi né c’è qualcuno nelle istituzioni e nella politica che si sta preoccupando di loro”.

“Partiti e movimenti che si professano impegnati solo per il bene del Paese – conclude Cutrone – non possono poi scivolare su queste operazioni di mero potere lobbistico contro il principio della libera concorrenza e solo a favore di pochissimi, e fingere di non sapere che a pagarne il prezzo sarà tutto il resto del settore portante della nostra economia. A nessuno di loro viene il sospetto che prima o poi ne dovranno rendere conto?”.

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