L’arte rende liberi. Un gruppo di detenuti del Carcere di Pagliarelli per una giornata in visita premio a Palazzo Reale. Alcuni detenuti che hanno frequentato il corso “L’uomo in relazione con se stesso, con Dio, con gli Altri” curato dal professore Alfio Briguglia avranno la possibilità, il prossimo mercoledì 16 maggio, di visitare la Cappella Palatina e la mostra “Sicilië, pittura fiamminga” al Palazzo Reale di Palermo. Un’esperienza premiale, promossa dal Direttore della Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, Francesca Vazzana e denominata “Alla scoperta del Bello: conoscere la bellezza per diventare Uomini di bellezza” che è stata, con grande slancio ed emozione, accolta dal Direttore Generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso.

Oggi i temi legati al carcere e ai detenuti sono molto attuali, se ne parla, però troppe volte, sottolineando principalmente i risvolti peggiori come il sovraffollamento, i suicidi e gli atti di autolesionismo. Questa iniziativa portata avanti dalla Casa Circondariale di Pagliarelli punta, invece, al risarcimento educativo dei detenuti.

“La reale funzione del carcere dovrebbe essere – sottolinea il Direttore Generale della Fondazione Federico II – quella di produrre libertà individuale e sicurezza collettiva. Un’azione che dovrebbe, ancora una volta, avere come obiettivo quello di praticare il reinserimento sociale e di favorire la coesione. Abbiamo il dovere di fare la nostra parte e offrire un contributo laddove viene segnalata la possibilità di un reale reinserimento nella società civile”.

E, in effetti, il fondamento iniziale del lavoro penitenziario, così come recita l’articolo 27 della Costituzione, acquisisce un ruolo sempre più strategico all’interno del percorso di reintegrazione e di rieducazione del detenuto nella società.

“La Fondazione Federico II, già da qualche tempo, – continua Patrizia Monterosso – ha avviato una programmazione di interventi in cui la cultura viene espressa anche attraverso l’attenzione e la dedizione al sociale; auspichiamo di farlo, efficacemente, portando avanti iniziative come questa rivolta ai detenuti ma anche con altri progetti condivisi con associazioni dislocate sul territorio che si occupano di categorie disagiate e meno fortunate”.

La sinergia tra le Istituzioni che si pongono al servizio del cittadino è, certamente, il fondamento di questa lodevole iniziativa. Ne è convinto il professore Giuseppe Verde, ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Palermo. “Questo appuntamento si inquadra in una più ampia azione volta al riavvicinamento alle istituzioni. Questa è un’iniziativa che ha come fine l’umanizzazione della società seguendo due linee imprescindibili: la cultura del bello e il rilievo delle istituzioni siciliane. Tutto questo – conclude Verde – costituisce uno stimolo per una riflessione più complessiva”.

Aiutarli a diventare cittadini; invintandoli laddove non sono mai stati accolti. Appunto nei luoghi delle Istituzioni. Ci tiene a sottolinearlo il curatore del corso, professore Alfio Briguglia. “Tengo questi corsi da tre anni. Il titolo potrebbe sembrare ambizioso: “L’uomo in relazione a sé stesso con Dio, con gli Altri”. Ma ciò che cerco di fare non è quello di fare delle lezioni ma di abituarli al dialogo e al confronto con l’altro. Oggi è evidente come tanti di noi siano più inclini a parlare di sé e poco, davvero poco, ad ascoltare gli altri. Ecco, cerco di metterli in relazione con la parte umana e più intima di sé stessi. Dimostrandogli che solo dall’ascolto e dall’accoglienza dell’altro si diventa dei cittadini migliori”.

Dopo la visita a Palazzo Reale i detenuti incontreranno Sua Eminenza, Corrado Lorefice in Episcopio; quindi pranzeranno con le loro famiglie grazie alla generosità del direttore della Caritas, Giuseppe Noto. Poi, nel pomeriggio alle 16 e 30, il momento più toccante della giornata. Saranno accompagnati nella chiesa di San Domenico e lì incontreranno la professoressa Maria Falcone e renderanno omaggio alla tomba del magistrato ucciso dalla mafia. A Giovanni Falcone i detenuti esprimeranno alcuni momenti di preghiera e leggeranno lettere indirizzate al giudice.