Nicola Morra, in realtà, non ha commesso alcuna gaffe. Chiunque pensi che la sua dichiarazione su Jole Santelli e sulla Calabria sia stato un involontario scivolone, dovrà ricredersi. Il presidente della Commissione Antimafia vede il mondo proprio in questo modo.

Semmai stupisce il silenzio delle donne di sinistra. Vergognose. Perché in fondo la tesi che passa è che Morra ha sempre ragione. Chiunque l’attacchi è un mafioso, o nella migliore delle ipotesi un fiancheggiatore. Questo modo di dividere il mondo in buoni e cattivi ha un senso se parliamo di lotta alla mafia. Ma quando Morra scende su temi come la società, i diritti, la democrazia, i suoi ragionamenti sono intrisi di un manicheismo insopportabile.

Vi stupite? È assolutamente coerente con la narrativa del Movimento Cinque Stelle. Incolpare i cittadini calabresi per aver democraticamente scelto per la Presidenza una donna che stava combattendo il cancro è un modo di pensare crudele, senza pietà e senza rispetto. Quel rispetto che sarebbe stato dovuto alla donna, all’esponente politico, all’ammalata. Un rispetto che avrebbe dovuto essere espresso di riflesso anche a tutti quei cittadini che tracciando un segno sulla scheda elettorale non hanno compiuto soltanto una scelta politica ma hanno dato anche un segnale morale e solidale nei confronti di chi combatte contro il male del secolo.

Si chiama speranza. Ora, sicuramente non si può far finta di niente e raccontare che la Calabria è una terra felice. I disastri delle ultime settimane sono la classica punta dell’iceberg di una regione dove i sistemi criminali hanno forti radici e controllano gran parte del territorio. Ma proprio per questa ragione Morra non avrebbe dovuto far confusione. L’onestà e la buona politica di Jole Santelli non sono mai state in discussione. Colpirla da morta è un gesto da iena.

Purtroppo, non è la prima volta che il presidente Morra scivola in dichiarazioni offensive ed oltraggiose. Alla vigilia dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, Morra lanciò contro il futuro capo dello Stato ai social e alle agenzie di stampa questa colossale menzogna: “proviene simbolicamente da una tradizione che in relazione alla mafia ha tanto da chiarire e farsi perdonare”. Per non dire una simile corbelleria, a Morra sarebbe bastato guardare la foto che ritrae Sergio Mattarella reggere il corpo esanime del fratello Piersanti, ucciso da Cosa Nostra, il giorno dell’Epifania del 1980.

Di fronte al dramma di Iole Santelli, Nicola Morra non ha avuto pietà. Quindi, i suoi strali contro la censura della Rai, il suo gridare contro un complotto mafioso che lo vuole dimissionato dalla Commissione antimafia, sono soltanto starnazzare al vento. Tanto alla fine Morra non cambierà idea.

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