L’arte si fonde con la scienza per trasmettere un messaggio di solidarietà e unione tra i popoli. E’ questo il tema principale della mostra che verrà presentata a Palermo il 9 ottobre, a partire dalle ore 18:00, a Palazzo Belmonte Riso. Il progetto artistico, presentato dal Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e l’associazione WISH, è inserito all’interno del programma “Italia, Culture, Mediterraneo” e coinvolge un gruppo di donne israeliane e palestinesi, le due nazioni da anni in conflitto tra loro, nella realizzazione di un arazzo attraverso l’arte e la tecnica del ricamo.

Il titolo della mostra è “Il Filo dell’Alleanza”, proposta dall’artista Daniela Papadia, che nel suo progetto ha inteso rappresentare la mappatura del genoma umano, recuperando verità scientifiche nell’idea che non esistono razze diverse, ma solo un’unica razza umana. “Ho scelto proprio il ricamo – spiega l’artista – perché rappresenta l’arte della riparazione in luoghi di conflitti, come quello israeliano – palestinese, in cui ho cercato di coinvolgere donne ricamatrici per tentare di ricucire gli strappi che sono stati causati a quelle terre dalla guerra. Non è stato semplice, ho dovuto affrontare difficoltà dovute alla comunicazione, ho cercato di cucire i rapporti con loro, che si sono mostrate entusiaste per la realizzazione dell’arazzo. Il progetto consisteva in un unico disegno, creato da me, poi diviso tra i vari gruppi, che si trovavano in luoghi diversi. Alla fine ci siamo ritrovate tutte a Gerusalemme, proprio nei giorni in cui Gaza veniva colpita da 150 razzi. E’ stata un’esperienza molto forte”.

L’arazzo, che misura 2,40 metri x 5,20 metri di lunghezza, rappresenta la mappa del Mediterraneo, una sorta di genoma umano che raffigura i 12 geni che garantiscono la funzione del sangue, individuati dal neurofisiologo Riccardo Cassiani Ingoni. “L’idea di base – aggiunge Daniela Papadia – è scientifica, legata alla mappatura del genoma umano individuata grazie ad un progetto di ricerca completato nel 2003: esiste un’unica razza, quella umana, perciò siamo unici e simili grazie al DNA. Il colore della pelle, degli occhi, sono solo geni, possono quindi essere diversi, ma la base è unica. La mappa rappresentata sul telo può essere letta e compresa non soltanto da un biologo, ma da chiunque. In questo modo è possibile incrociare l’arte con la scienza e il sociale”.