In un’inchiesta su “Il Giornale dell’Architettura” avanzo circostanziati e documentati dubbi sulle procedure con cui stanno vedendo la luce i parchi archeologici sotto il Governo Musumeci. Sotto i riflettori un argomento di cui scrivo da anni e su cui “Blog Sicilia” è tornato più volte: il Consiglio Regionale dei Beni Culturali. Senza il suo parere i parchi non possono essere istituiti, eppure se n’è fatto a meno per quelli di Segesta e Piazza Armerina.

Si tratta anche dell’unico argomento di politica culturale su cui proprio “Blog Sicilia” era riuscita a conoscere l’opinione di tutti (o quasi: ad eccezione di Fabrizio Micari) i candidati presidente della Regione. Era stato chiesto loro di valutare la ricomposizione fatta da Crocetta di quest’organo strategico per la gestione dei Beni culturali in Sicilia, sebbene non più reinsediato dal 2009, e come avrebbero operato se eletti. Adesso avviene che quello stesso Consiglio bocciato da Nello Musumeci, Giancarlo Cancelleri, Claudio Fava e Roberto La Rosa è stato riconvocato proprio dal Presidente Musumeci.

A differenza del corrispondente Consiglio Superiore dei Beni culturali e paesaggistici del Mibac, infatti, in Sicilia non è l’Assessore dei beni culturali, ma il Presidente della Regione che convoca l’organo consultivo, e che lo nomina con suo decreto, che lo presiede e partecipa ai lavori. È come se il Consiglio Superiore venisse convocato dal presidente del Consiglio dei Ministri.

Il Consiglio siciliano, insomma, a differenza di quello dello Stato, è dichiaratamente (lo stabilisce la legge regionale) tenuto a vista dal governatore. Quantomeno singolare per un organo consultivo a carattere tecnico-scientifico. Le specificità e contraddizioni del Consiglio siciliano le avevo consegnate nel 2017 a un dossier su “Il Giornale dell’Arte” sottoscritto da Legambiente e Italia Nostra.

Ma perché proprio stamattina viene riesumato il Consiglio per gli altri parchi «dimenticato»? La legge vale per uno solo e non per tutti? Perché la corsa delle decretazioni (irregolari) per istituire tutti e 20 i parchi entro il 2019, come annunciato, si è arrestata di fronte al parco più atteso e più importante, per storia, patrimonio e valori paesaggistici, nonché più dibattuto da sempre: quello di Siracusa, su cui si incentrano fortissimi interessi speculativi che già hanno portato i privati sul piede di guerra ad impugnare al Tar il primo decreto, quello di perimetrazione? La risposta è semplice: per non correre il rischio che il “trucchetto” fino a questo momento sfruttato per i casi di parchi “inoffensivi” – Segesta e Piazza Armerina – su cui non gravano interessi, venga scoperto in un’aula di tribunale e faccia crollare come un castello di carte tutta l’operazione!

Quale “trucchetto”? Vediamo. Per quei due parchi, pur di acquisire un parere, si è finiti per recuperare quello di un “morto”, dato dal Consiglio nel lontano 3 luglio 2001, ma che allora veniva richiesto in riferimento alla generica individuazione delle aree che avrebbero dovuto rientrare nel Sistema dei Parchi archeologici regionali. Di Segesta, poi, si scopre che il decreto firmato dall’Assessore dei beni culturali Sebastiano Tusa si basa su una perimetrazione delle sue aree addirittura bocciata dal Consiglio nel 2007. Già, Segesta, altra vecchia conoscenza di “BlogSicilia”. All’intervista che mi avevate fatto il 4 agosto scorso, in cui segnalava l’anomalia di un parco “con tanto di dirigente di Servizio e annesso trattamento economico, proprio come quelli dei parchi belli che fatti”, seguiva con straordinario tempismo, già il giorno dopo, l’istituzione proprio di Segesta. E che dire di quello di Pantelleria? Nella foga di dover dimostrare che i parchi li si sta facendo, si è finiti pure per spacciare come un nuovo parco proprio questo che altro non è ancora che una voce di un elenco.

Ma per fare il Parco archeologico di Siracusa niente “trucchetti”, è troppo pericoloso, hanno pensato. Si sono quindi ricordati che serve acquisire il parere del Consiglio BBCC, poco importa di che Consiglio si tratti. Eppure da mesi, dimenticati, nelle Commissioni del Parlamento siciliano ci sono ben tre ddl di riforma della materia approvati dalla Giunta di Governo, tra cui uno proprio di ripensamento del Consiglio come un organo puramente tecnico finalmente, eliminando del tutto la componente politica. Tra i membri oggi a Palermo c’è ancora Giuliano Volpe, nominato in quanto componente del Consiglio Superiore, che presiedeva e il cui mandato è scaduto il 3 luglio 2018. “Ma già il 12 luglio le Regioni mi avevano confermato loro rappresentante”, spiega alla richiesta di chiarimenti sulla sua convocazione in Sicilia. Già, componente di un Consiglio Superiore che ancora non esiste, perché il Ministro Alberto Bonisoli non lo ha ancora reinsediato.

Mentre, dunque, in queste ore si riunisce il Consiglio BBCC di Crocetta-Musumeci sarebbe interessante risentire Nello Musumeci, Giancarlo Cancelleri e Claudio Fava, per chiedergli di commentare questi fatti e per verificare se la pensano ancora come nell’ottobre 2017.

Al Presidente Musumeci la domanda è perché, invece di approvare il ddl che riforma il Consiglio, eliminando del tutto la componente politica, si è scelto di affidarsi di nuovo a un organismo per cui aveva commentato: “alla fine la montagna ha partorito il topolino”. Diceva di essere “per organismi snelli ed agili, affidati a persone di provata competenza, la politica faccia un passo indietro”. Cinque componenti su 15, di cui uno è proprio il Presidente della Regione, possono dirsi un passo indietro della politica? E cosa ne pensa Musumeci del fatto che questi politici vengono interpellati su una questione strettamente “tecnica”, oltre che particolarmente delicata, quale l’istituzione di un parco archeologico, quello di Siracusa, su cui, in aggiunta s’incentrano fortissimi interessi? E poi, a ferragosto è nato o no il nuovo parco di Pantelleria, come ha dichiarato? o si tratta “solo” ancora di “una voce di un elenco”, come sostiene la sottoscritta? Alla cerimonia erano presenti, oltre all’assessore Tusa, anche l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao, il dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali Sergio Alessandro, il sindaco di Pantelleria Vincenzo Campo e l’assessore comunale alla Cultura Claudia Della Gatta. Mi chiedo cosa si stesse firmando dato che il decreto di Pantelleria porta la data del 13 settembre successivo.

Stesse domande a Cancelleri, che aveva detto di non capire “il nesso fra il ruolo del Consiglio e i Presidenti delle Commissioni legislative al Bilancio e alla Cultura e Lavoro”. Cosa ne pensa del fatto che questi politici vengono interpellati su una questione strettamente “tecnica”, oltre che particolarmente delicata? È ancora convinto che sia “assolutamente impensabile che un organo a cui sono affidate competenze così rilevanti per la tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali sia esposta alle correnti politiche di turno”?

Interrogativi validi anche per Fava, che sulla presenza dei politici in seno al Consiglio, diceva che “bisogna interrompere una pratica di arroganza e di avvalersi di personalità e specialisti che meglio conoscono i problemi e le necessità di un settore delicatissimo che può e deve costituire uno degli strumenti cardine di una nuova politica economica e culturale”. La pensa ancora così? “Nomine frutto di un malsano rapporto fiduciario e di subalternità”, così aveva definito i componenti del Consiglio nominato da Crocetta. Cosa ne pensa del fatto che questi “tecnici” insieme a ben cinque politici sono stati convocati in queste ore su una questione particolarmente delicata?

Silvia Mazza, storica dell’arte e giornalista

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