Dalla Guerra in Ucraina al turmoil che agita il Nord Africa per infine passare alla disfida su Taiwan. Lo scacchiere geopolitico internazionale è un vulcano in agitazione come non accadeva da decenni. Si tracciano le linee per un nuovo ordine globale? E se fosse veramente così, quale ruolo potrà continuare a recitare l’Europa, sempre che le sue istituzioni rimangano intatte?

Ucraina, la pace resta un miraggio

Il Mondo è in fiamme e il 2023 non arriva certamente per vestire i panni del pompiere. Sul fronte ucraino è probabile un inasprimento del conflitto tra la Russia e l’Afu, la forza armata di Kiev che ormai in realtà opera come agente proxy della Nato. Se fino a qualche settimana fa sembrava possibile un “appeseament”, la recente visita del presidente ucraino Volodymir Zelensky stabilisce un rinnovato impegno a stelle e strisce per la causa ucraina.  I continui bombardamenti russi sulle infrastrutture ucraine stanno sventrando il paese. Kiev risponde colpendo le quattro regioni che Mosca ha “annesso” al suo territorio, dopo il referendum mai riconosciuto dalla comunità internazionale. Nonostante l’industria bellica occidentale mostri il passo nel continuare a rifornire l’esercito ucraino di armi sempre più performanti, il 2023 non inizia mostrano spiragli di pace. Nelle ultime settimane, il presidente Putin ha sottolineato il sempre cresce ruolo della Nato nel conflitto. Non si può escludere a priori un’escalation sul campo di battaglia, con il Cremlino che potrebbe decidere di ripercorrere la strada che porta a Kiev. Obiettivo strategico non è tanto la conquista del Paese, quanto il riuscire a tagliare a metà il territorio, rendendo nei fatti impossibile il rifornimento delle truppe dislocate lungo il fronte delle quattro regioni della diaspora.

Taiwan, il conflitto prossimo venturo

Il 2023 potrebbe portarci in dono l’ennesimo frutto amaro di una geopolitica che vede Rimland (le potenze marittime) ed Heartland (il massiccio continentale euroasiatico) contendersi il dominio del pianeta. Le potenze marittime guidate dall’asse anglobritannico potrebbero decidere di entrare in azione a Taiwan sostenendo con maggiori risorse militari ed economiche il governo locale. L’isola, geograficamente, è una costola della Cina  e su di essa Pechino da tempo rivendica il dominio politico e amministrativo. Non si può escludere un atto di forza da parte della Cina.

Tunisia e Libia, il caos a un passo da casa nostra

Per tornare alle cose di casa nostra, preoccupa l’instabilità del Nord Africa. Il rischio di trovarsi uno scenario simile a quello del 2011 è altissimo. Dalla Tunisia alla Libia, la fragilità di regimi e governi evoca quegli scenari funesti. A Tunisi è definitivamente tramontata la rivoluzione del gelsomini. Il presidente Kais Saied, passo dopo passo, s’è trasformato in una sorta di dittatore. Alle elezioni politiche si sono recati a votare soltanto il 9 per cento dei tunisini. I partiti rischiano di finire fuorilegge e la magistratura, riformata con un pustch illiberale dallo stesso Saied, ha aperto fascicoli giudiziari contro i leader dei principali partiti. Sullo sfondo, una crisi economica quasi al punto di non ritorno. Anche la Libia attende una nuova tornata elettorale. Il paese è diviso a metà: a Tripoli governa Dbeibah.  Il suo mandato è scaduto da oltre un anno ma il premier non molla la presa. Nella parte occidentale del paese, il parlamento di Tobruk (eletto nel lontano 2014) rivendica una primazia. Il rischio di una nuova guerra civile non è da escludere. Ma questa volta le Nazioni Unite fanno sul serio e il nuovo inviato, il diplomatico senegalese Bathily, ha chiesto ai vecchi politici di farsi da parte e riportare il paese sulla strada della democrazia.

Qatargate e istituzioni Ue, si aprirà il vaso di Pandora?

Anche dal Marocco arrivano echi di tensione. In realtà, il regno è una sorta di dominio distaccato dell’intelligence statunitense in Nord Africa da sempre. La disputa con il Fronte Polisario, che rivendica l’autonomia del Saharawi è nuovamente accesa. Per questo motivo, l’asse di Rabat con il Qatar crea parecchio imbarazzo. Nel 2023, verrà scoperchiato il vaso di Pandora delle relazioni lobbistiche dell’emirato e del regno del Marocco. Un fiume di denaro verso decine di parlamentari europei per chiudere gli occhi di fronte alle strategie del regno nordafricano e di fronte ai diritti umani e civili negati in Qatar.

A un passo dal conflitto tra Serbia e Kosovo

Anche sulla frontiera occidentale del nostro paese le tensioni sono nuovamente all’apice. Gli attriti tra Kosovo e Serbia sono a un passo dallo sfociare in conflitto aperto. Un balzo indietro di oltre 30 anni, che non promette nulla di buono.

 

 

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