Il Premier Matteo Renzi ed il suo ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio preferiscono chiamarli interventi per l’alta velocità che, dice Renzi, non si può fermare a Eboli. Ma cambiando la parola non cambia la sostanza. Stiamo parlando del Ponte sullo Stretto di Messina che torna di moda a ridosso di ogni consultazione elettorale.

A rilanciare ancora l’idea è stato ieri proprio il premier in occasione dell’inaugurazione dell’elettrodotto Terna che finalmente collega correttamente la Sicilia e la Calabria creando un Ponte elettrico e puntando, anche, ad un ponte con la Tunisia.

Ma quella che colpisce è la vicenda del Ponte sullo stretto che torna ad orologeria dividendo sempre il paese in due fra favorevoli e contrari senza che le motivazioni degli uni riescano mai a sopraffare quelle degli altri.
Del Ponte sullo Stretto si parla da decenni ma il primo vero impulso venne dalla campagna elettorale di Silvio Berlusconi che lo inserì fra le sue priorità nel contratto con gli italiani l’8 maggio del 2001, cinque giorni prima delle elezioni.

L’opera che venne prevista durante il governo Berlusconi è un ponte a campata unica da 3.300 metri che se realizzato sarebbe il più grande del mondo con questa tipologia. La realizzazione di questa opera faraonica andò in appalto nel 2005 ma non partì mai veramente.

Lo stop a quel progetto arrivò, definitivamente, nel 2013 accompagnato da tante polemiche sui costi della rescissione degli accordi con il ‘General contractor’ e così via. Ora nelle opere per l’alta velocità si pensa ad un ponte di dimensioni minori per quanto riguarda le carreggiate e comunque da realizzare dopo aver completato al viabilità siciliana e calabrese che è un colabrodo come dimostrano crolli e cedimenti in Sicilia.

Di fatto, però, un’opera che sembrava abbandonata, continua a far parlare di se