Un film che, dall’inizio alla fine, è emozione continua e autentico tripudio per occhi e orecchi. E’ ciò che si prova guardando The Music Lovers (L’altra faccia dell’amore) con la regia di Ken Russell del 1970, il film in programma giovedì alle 20.45 per la rassegna cinematografica organizzata dalla Fondazione The Brass Group, Jazz On Movie & …Altro”, che vanta la direzione di Mario Bellone con le presentazioni di Gigi Razete.

A introdurre l’opera è il prof. Dario Oliveri. Sulle note eseguite dalla London Symphony Orchestra diretta da André Previn, le primissime sequenze riprendono una scatenata festa sulla neve ma la gioiosità dell’inizio assai presto si trasforma nel racconto della tormentata parabola esistenziale ed artistica di Piotr Ilic Ciaikovskij e della disperata ricerca di equilibrio spirituale che il compositore russo inseguì, invano, fino al drammatico epilogo. Fin dall’inizio della sua carriera, Ken Russell è stato sempre affascinato dalla musica e dai compositori: prima de “L’altra faccia dell’amore” aveva dedicato omaggi biografici a Prokofiev, Elgar, Bartók, Debussy e Richard Strauss mentre successivamente realizzerà opere su Mahler e Liszt.

Ma è con l’opera dedicata a Ciaikovskij che il regista inglese raggiunge l’apice potente e visionario della sua concezione di “musica visiva”, ovvero tentare di restituire attraverso le immagini ciò che le pagine sonore suscitano all’ascolto. Confermando l’originale taglio narrativo già evidenziato nelle altre opere dedicate a musicisti, Russell in questo suo capolavoro va molto oltre gli schemi del genere biografico. Intanto, la musica assume contemporaneamente il ruolo di fine e mezzo del film; e poi, nello sviluppare il racconto biografico egli sceglie un tema preciso (in questo caso l’omosessualità di Ciaikovskij), lo dilata, lo esaspera e ne fa la chiave di lettura dell’intera vicenda esistenziale. Ne viene fuori un affresco colorato a tinte forti dall’inimitabile stile visionario, eccentrico, talvolta eccessivo ma di grande afflato romantico e potenza drammatica del regista britannico. Qualità peculiari che esaltano personaggi (specie Richard Chamberlain, nella parte del compositore russo, e Glenda Jackson nel ruolo di Nina, la moglie), scene, costumi, fotografia, nevrosi, ossessioni e che, naturalmente, hanno come co-protagoniste le splendide musiche di Ciaikoskij, il cui culmine, la sinfonia n. 6 “Patetica” (ultima sua opera, eseguita a San Pietroburgo alcuni giorni prima della morte), simboleggia tutta la disperazione del compositore e ne diviene epitaffio.