“Il supremo sacrificio di Calogero Di Bona, ucciso dai boss per essersi opposto a quella che allora era la prassi del ‘Grand Hotel Ucciardone’, nel quale i mafiosi erano serviti e riveriti, è un monito allo Stato. E’ il monito di chi ha scelto di essere fino in fondo fedele alla legge e alla propria morale nel servire quello Stato che in anni bui aveva però assunto il volto della mafia. Oggi quel sacrificio ci ricorda che ogni giorno, spesso in condizioni difficili e senza aver garantiti i propri diritti, nelle carceri italiane lavorano centinaia di uomini e donne, la cui dignità professionale e i cui diritti vanno di pari passo con quelli di tutti coloro che vivono in detenzione, perché solo così lo Stato potrà assolvere ai propri obblighi”.

Lo hanno detto il sindaco Leoluca Orlando e il vice sindaco Sergio Marino partecipando stamattina alla cerimonia, organizzata dall’Unione Cronisti Italiani, al Giardino della Memoria di Ciaculli per ricordare il maresciallo della Polizia Penitenziaria, ucciso il 29 agosto 1979.

Un albero per ricordare il maresciallo della Polizia penitenziaria Caolgero Di Bona, medaglia d’oro al valor civile, è stato piantumato questa mattina nel Giardino della Memoria, a Ciaculli, a Palermo, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone e dei familiari, la vedova Rosa Cracchiolo e dei figli Ivan, Alessandro e Giuseppe.

Calogero Di Bona era il vice comandante della Polizia penitenziaria nel carcere dell’Ucciardone e fu vittima della
lupara bianca, alla fine del turno di servizio. Nel 2010 i figli di Di Bona hanno spinto per far riaprire le indagini sulla scomparsa del padre. Una nuova inchiesta, coordinata da Francesco Del Bene e Amelia Luise, nel 2012 ha individuato il contesto in cui è maturato l’assassinio del sottufficiale che voleva riportare la legalità all’interno dell’Ucciardone. I pentiti hanno raccontato che Di Bona fu ucciso nel giardino di una casa di campagna nella borgata periferica di Cardillo. “Lo Stato deve far sentire la sua presenza nel territorio e lo Stato c’è – ha detto il sottosegretario Jacopo Morrone – Tutte le forze dell’ordine devono sentirsi sicure e certe che lo Stato sta al loro fianco, sono qua per questo. Ai familiari va il mio sostegno e la vicinanza del governo, a volte ci si sente abbandonati ma invece siamo qua a incoraggiare e a supportare le iniziative a favore della legalità”.

Morrone si è soffermato per un momento di riflessione, assieme al provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Gianfranco De Gesu, e al vicepresidente nazionale dell’Unci Leone Zingales, davanti agli alberi dedicati a Giovanni Falcone, Francesco Morvillo e agli agenti trucidati a Capaci, e davanti agli alberi che ricordano i caduti della polizia penitenziaria: Antonino Burrafato, Antonio Lorusso (caduto assieme al giudice Pietro Scaglione) e Luigi Bodenza.