“Tra le varie risposte” date all’emergenza Covid “vi è una, falsamente libera nella sua forma, autoritaria e ricattatoria nella sua sostanza, che il Governo italiano sta imponendo ai suoi cittadini”. È l’affondo degli studenti dell’Università di Palermo, contro l’obbligo del green pass anche per partecipare alle lezioni dell’ateneo.

Green pass “discriminante e illegittimo”

Una certificazione verde definita – nella lunga lettera indirizzata al rettore Fabrizio Micari, al Senato accademico, ai professori e  tutti gli studenti – “discriminante” e che, “oltretutto, viene richiesta ora anche ai lavoratori, tutti, di settori pubblici quanto privati: categorie, anche queste, colpite come noi e a cui va la nostra solidarietà e vicinanza”.

“Il Green Pass per l’accesso all’istruzione in presenza è dunque una violazione del diritto allo studio del singolo, subdolamente costretto alla vaccinazione, senza alcun riguardo verso il suo diritto (sancito an-che dal consiglio d’Europa e da regolamento UE sul Certificato COVID-19) di consenso libero ed informato a un trattamento sanitario. Riteniamo ciò, sia dal punto di vista giuridico che soprattutto etico, illegittimo e scorretto”.

La lettera

“Scriviamo questa lettera indirizzata sia all’intera comunità che vive quotidianamente l’Ateneo sia a tutte le categorie sensibili alla nostra causa – scrivono – nell’intento di ristabilire un dialogo che permetta un dibattito sano e costruttivo riguardo il disagio che in queste ultime settimane interessa noi studenti da molto vicino”.

“Col DL n. 111 del 6 agosto 2021, nel periodo che intercorre tra il 1° settembre 2021 ed il 31 dicembre 2021, a tutto il personale scolastico del sistema di istruzione, compreso quello universitario, nonché a tutti noi studenti e studentesse dell’Università viene richiesto il possesso e l’esibizione della certificazione verde COVID-19 (altrimenti detta “Green Pass”): certificazione, questa, necessaria per poter accedere non solo a qualsiasi luogo dell’Ateneo, bensì anche all’erogazione ed alla fruizione, in presenza, del servizio di istruzione spettante di diritto”.

“Subdolo obbligo alla vaccinazione”

“Questa situazione – è uno dei passaggi della lettera – si ripercuote ovviamente in maniera discriminante nel diritto alla libera scelta dal punto di vista sanitario della persona, soprattutto verso i meno abbienti il cui diritto allo studio dovrebbe essere garantito e tutelato dall’art. 34 della Costituzione. Il Green Pass per l’accesso all’istruzione in presenza è dunque una violazione del diritto allo studio del singolo, subdolamente costretto alla vaccinazione, senza alcun riguardo verso il suo diritto (sancito an-che dal consiglio d’Europa e da regolamento UE sul Certificato COVID-19) di consenso libero ed informato a un trattamento sanitario. Riteniamo ciò, sia dal punto di vista giuridico che soprattutto etico, illegittimo e scorretto”. La disciplina che regola il green pass, per loro, “si mostra in palese contrasto con molteplici disposizioni sovraordinate, di rango costituzionale, europeo e internazionale“.

“DAD non all’altezza”

“Il green pass viola anche l’art. 34 della Costituzione e l’art. 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea nei riguardi degli studenti universitari, ai quali è impedito di accedere ai locali delle università qualora ne siano sprovvisti, costringendo pertanto gli studenti non vaccinati a sostenere costi eccessivi e nella maggior parte dei casi insostenibili o in alternativa a ricorrere alla didattica a distanza, mezzo che non è assolutamente all’altezza della didattica in presenza che è invece garantita agli studenti vaccinati, pur potendo questi ultimi contagiare allo stesso modo dei non vaccinati e nonostante entrambi paghino le medesime tasse universitarie, ricevendo un servizio nettamente diverso”.

E dopo aver passato in rassegna alcuni dati sui vaccini e gli eventi avversi, nonché alcuni articoli dell’EMA, gli studenti concludono chiedendo un intervento del Rettore Micari: “Avanziamo la nostra proposta di dialogo franco e diretto, rendendoci disponibili anche ad un incontro”.

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