“Gli ultimi dati Istat confermano che la Sicilia arranca ancora, con 7 mila occupati in meno rispetto all’anno scorso. Per il Sud insomma non ci sono segnali di ripresa. La politica guardi questa realtà e la smetta di arrampicarsi sugli specchi nel tentativo di narrare qualcosa di diverso”: lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, aprendo il direttivo regionale del sindacato.
Di fronte a un autunno di campagna elettorale, il monito della Cgil ai partiti politici è quello di “mettere al centro del dibattito i problemi della Sicilia. Con Cisl e Uil- ha detto Pagliaro- proporremo quelli che consideriamo le priorità affinchè chi si candida a governare l’Isola indichi le proprie soluzione e assuma i propri impegni”.
Pagliaro ha rilevato che “dopo gli esiti deludenti della legislatura che va a chiudersi occorre ripartire dalla necessità di rilanciare un apparato produttivo caduto in questi anni in pezzi, dall’agricoltura, dal turismo, dalle bonifiche, da politiche sociali adeguate soprattutto per i soggetti più deboli, dai beni comuni e dai servizi alla persona. Voglio ricordare- ha rilevato Pagliaro- che oggi i cittadini siciliani pagano l’addizionale Irpef più alta d’Italia quale contributo al risanamento dei conti della sanità, ma a loro il diritto alla salute non è garantito, con servizi sanitari insufficienti, liste d’attesa interminabili, una medicina del territorio praticamente inesistente”. Pagliaro ha auspicato che “ questi temi trovino spazio in questa fase preelettorale e che ci sia una presa di coscienza reale da parte della politica”.
Per quanto riguarda gli interventi nazionali per il Mezzogiorno, il segretario della Cgil Sicilia ha rilevato “gli enormi ritardi che riguardano l’attuazione del Patto della Sicilia, con soli 59 milioni di euro impegnati , il 2,54% dei 2 miliardi e 320 milioni da spendere, e 24 milioni pagati. “Occorre individuare le anomalie che bloccano i Patti- ha detto Pagliaro- capendo se è un problema di risorse o se mancano i progetti esecutivi. In ogni caso vanno individuate le responsabilità- ha sottolineato- per evitare che i Patti diventino il solito elenco delle buone intenzioni con risorse che puntualmente non saranno spese per tempo o che addirittura andranno perdute e che importanti opere infrastrutturali non vengano realizzate”.
“Nella legge di stabilità, che andrà presto in discussione, devono cambiare tante cose per quanto riguarda le politiche industriali e di sviluppo, le pensioni, gli ammortizzatori sociali. Rischiamo altrimenti che il nostro paese colga male e con ritardo i segnali di ripresa che si stanno manifestando in Europa”. Lo ha detto il segretario confederale nazionale Cgil, Maurizio Landini, intervenendo a Palermo al direttivo della Cgil Sicilia.
Landini ha aggiunto che “interventi come il Jobs act e i finanziamenti a pioggia alle imprese senza il vincolo di reinvestire nel territorio hanno dimostrato la loro inefficacia. In circa 4 anni- ha specificato Landini- sono stati distribuiti con sistemi di decontribuzione 40 miliardi, con risultati insoddisfacenti sotto il profilo dello sviluppo e dell’incremento dell’occupazione. Ecco perché oggi contestiamo anche l’ipotesi di decontribuzione alle aziende che assumono giovani, perché non servirà a migliorare il quadro occupazionale generale e neanche quello giovanile”.
A proposito della ripresa testata dall’Istat Landini ha rilevato “quanto questa non riguardi il Mezzogiorno, i giovani e neanche la fascia tra i 35 e i 50 anni, contraddizione- ha detto- indicativa dell’inefficacia delle politiche nazionali dell’occupazione”.
Landini ha invocato un “cambio di rotta mettendo in campo una visione di sistema e piani straordinari di investimenti pubblici e privati per la qualità e la sostenibilità ambientale dei sistemi di produzione in direzione di filiere prioritarie quali ad esempio la mobilità, l’energia, l’agroalimentare, i servizi pubblici ma anche per le manutenzioni del territorio, quanto mai indispensabili come dimostrano i fatti drammatici di questi giorni”. E ha ancora detto che “senza un cambio di rotta nelle politiche economiche e sociali si rischiano l’aumento della precarietà, nuovi licenziamenti in un quadro incerto per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali che rischiano di finire, mentre con il jobs act i licenziamenti oggi costano meno della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà, cosa che va cambiata”. Per Landini “le scelte compiute in materia di industria 4.0 sono invece una novità positiva. Esse vanno ora finalizzate- ha sottolineato- e accompagnate con un piano straordinario di formazione permanente rivolto a tutte le persone che lavorano”. In tema di pensioni, i il segretario Cgil ha sostenuto che “è necessaria una modifica della riforma Fornero, impedendo l’innalzamento ulteriore dell’età pensionistica, riconoscendo il lavoro di cura e la gravosità dei lavori, rendendo flessibile l’uscita, garantendo una pensione pubblica dignitosa per le giovani generazioni”.
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