Incapaci di amministrare la cosa pubblica e quantomeno distratti sulla digitalizzazione per la quale si spende tanto al Sud anche perché è fra gli obiettivi del Pnrr, ma con risultati ancora insufficienti. Sono i comuni siciliani che appaiono tutti in fondo alla classifica redatta da Fondazione Etica e pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera.
Agrigento ultima in Italia
A fronte di Reggio Emilia e Bologna che guidano la classifica italiana seguite da altre città del Nord e anche dell’Emilia, sono ben otto su nove i capoluoghi siciliani in fondo alla classifica. Ultima è Agrigento con soli 14 punti su 100 (in testa si gioca la partita fra 77 e 73 punti) e, secondo le valutazioni di Fondazione Etica, a teorico rischio fallimento in tutti i settori.
39 città sotto i 40 punti e 8 sono siciliane
La ‘disamministrazione’ al governo della città viene valutata tale sotto i 40 punti e sono ben 39 le città che si collocano in questa condizione. Ultima, come detto, Agrigento con 14 punti ma Catania ne conta solo 28 e Messina appena 31.
La classifica del ‘fallimento’ delle amministrazioni siciliane continua con i 32 punti di Siracusa, i 33 di Caltanissetta, i 34 di Trapani ed Enna. Va meglio (si fa per dire) a Palermo con 38 punti ma pur sempre nell’area critica della ‘disamministrazione’. Solo Ragusa riesce a salvarsi da questo ‘inferno dantesco in 39 gironi’ ma non riesce, comunque, entrare nella classifica delle migliori restando sotto i 50 punti
I parametri usati per la classifica
La classifica di Fondazione Etica viene stilata usando sei parametri di riferimento ai quali viene assegnato un punteggio per ciascun settore. Si tratta bilancio, governance generale della città, personale, appalti, ambiente, servizi ai cittadini. In quest’ultima sezione appare il report sulla digitalizzazione.
La digitalizzazione
Nelle città siciliane non c’è quasi mai un responsabile e un ufficio per la digitalizzazione ma la spesa maggiore per avanzare in questo settore si registra comunque al sud con Messina e Trapani fra le prima 15. I servizi digitali resi, però, restano insufficienti ovunque nell’isola
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