La Sicilia si lecca ancora le ferite dai devastanti incendi e come spesso accade adesso fa i conti con le sue carenze. Che sul fronte del contrasto ai roghi sono tante e variegate. Dalle norme sul catasto incendi ai fondi stanziati, dal corpo forestale ai mezzi spesso vetusti e insufficienti. Ce n’è abbastanza per aprire un fronte di discussione infinito. Un’eterna contraddizione di cui parla oggi “Il Sole24 ore”.

Il catasto degli incendi

Il catasto degli incendi è stabilito dalla legge 353 del 2000 ed ogni Comune della Sicilia deve presentare degli elaborati tecnici per indicare le aree percorse dal fuoco. Si devono quindi censire i soprassuoli che sono stati percorsi dal fuoco, oggetto dei vincoli derivanti dalla legge stessa, sulla base dei rilievi eseguiti relativi agli eventi di incendio avvenuti nell’ultimo quinquennio. In questo modo si va a realizzare la mosaicatura del catasto incendi, mappando tutte le particelle e le ditte interessate. Il problema è che la norma parla di aggiornamenti sulla base degli interventi del corpo forestale regionale e di quello dei carabinieri forestali. E se intervengono vigili del fuoco e protezione civile? La mappatura delle aree dove sono intervenuti loro esiste ed è aggiornata?

I vincoli e i divieti

Con il catasto degli incendi entrano in vigore vincoli e divieti nelle aree in cui si sono verificati gli incendi. Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati in queste zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi incendiari, deve essere espressamente richiamato il vincolo, pena la nullità dell’atto. Sono vietate per cinque anni, sempre su queste aree, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche e per 10 anni il pascolo e la caccia.

L’intricato appalto sulla sorveglianza antincendio

Ancora oggi poi è una ferita aperta quell’appalto da 36 milioni dato dalla Regione per la sorveglianza dedicata all’anticendio. Gara bloccata perché si è scoperto che l’azienda a cui era stata affidata non aveva i requisiti. Si trattava di un potenziamento della radiocomunicazione della forestale. Su “Il Sole 24 ore” è tornato sulla vicenda l’allora assessore regionale al Territorio e ambiente Sebastiano Di Betta promotore di quell’iniziativa che avrebbe cambiato il volto della prevenzione, appalto, però, definito quando lui non era più in carica. “Ricordo che parteciparono anche Telecom e Leonardo – dice Di Betta al Sole – ma non vinsero. Avevo promosso anche un accordo con l’agenzia spaziale italiana per poter utilizzare le immagini dei satelliti in tempo reale, mentre gli incendi erano in corso, ma anche successivamente per avere un’idea dello stato dei luoghi”.

Un tema sul quale l’assessorato regionale al territorio e Ambiente dovrebbe riflettere. Così come sull’attuale assessore Elena Pagana ricade il compito di attivare la macchina amministrativa, vigilare che funzioni, promuovere azioni che scoraggino i piromani di domani usando gli strumenti offerti dalla legge, organizzare la prevenzione di domani perché tutto questo non debba ripetersi

Le carenze di personale

In questi giorni si parla, poi, di carenze di personale tanto che è stato invocato l’invio di vigili del fuoco da comandi fuori regione. Il corpo forestale siciliano da tempo lamenta vuoti d’organico. Per non parlare poi dei mezzi a disposizione. Si dice che molti siano vetusti, insufficienti e non più in grado di fronteggiarle grandi calamità. Un altro tema da affrontare con urgenza proprio a livello di assessorato al Territorio. Così come ci si chiede che fine abbiano fatto i droni che, secondo gli annunci degli ultimi due anni, pronti ad essere utilizzati per la prevenzione, per intercettare i fronti di fuoco sul nascere e spegnerli prima che diventino roghi.

Ma qui mancano non le innovazioni. Manca piuttosto l’essenziale e troppo spesso ci si trova, da parte della Forestale, ad affrontare il fuoco senza mezzi.

Di contro serpeggia molto malumore perché invece la protezione civile regionale avrebbe avuto un bel po’ di fondi stanziati proprio per potenziare le sue flotte. Una guerra irragionevole visto che poi a vincere sono sempre i piromani.

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