Il giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia ha revocato gli arresti domiciliari nei confronti di Gaspare Gulotta, finito nell’inchiesta sui concorsi pilotati al Policlinico.

L’istanza è stata presentata dagli avvocati Ninni Reina, Giovanni Cascioferro e Beppe Gagliano che lo difendono. I pubblici ministeri avevano espresso parere negativo sulla scarcerazione, ma il giudice ritiene che siano cessate le esigenze.

Ad ottobre l’udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio

Ad ottobre è prevista per gli indagati, complessivamente 15 l’udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio. Revocate le interdizioni di Eliana Gulotta, difesa dall’avvocato Monica Genovese, Mario Adelfio Latteri, Giuseppe Maria Navarra, Ludovico Docimo, Giuseppina Campisi, Antonino Agrusa (avvocato Marcello Montalbano), Giuseppe Di Buono. Gulotta nel frattempo è andato anche in pensione e soffre di alcuni problemi di salute. Ecco perché secondo il Gip non sarebbe più in grado di inquinare le prove, né di reiterare eventuali reati.

L’inchiesta

L’inchiesta è iniziata ad aprile: concorsi truccati per professori ordinari e ricercatori universitari al Policlinico di Palermo “Paolo Giaccone”. I carabinieri del Nas hanno eseguito un’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di un ex professore universitario e direttore del dipartimento di chirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, attualmente in quiescenza e della figlia, chirurgo plastico in servizio presso l’azienda ospedaliera Civico – Di Cristina – Benfratelli di Palermo. Sono stati notificati provvedimenti  d’interdizione ai pubblici uffici per la durata di 12 mesi con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di 11 indagati.

Agli indagati vengono contestati a vario titolo, i reati di corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio.

Oltre ai due arresti e alle interdizioni ci sono altre 10 persone indagate in stato di libertà.

Chi sono gli indagati

Di questi cinque in servizio presso il medesimo Dipartimento di Chirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo (un ex professore ordinario, un professore ordinario, un professore associato, un ricercatore, un infermiere); un altro è un professore ordinario e Direttore del Dipartimento delle Discipline Chirurgiche, Oncologiche e Stomatologiche dell’Università di Palermo; un altro è il figlio dell’ex professore universitario e direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “P. Giaccone” di Palermo, che all’epoca dei fatti prestava servizio presso il Policlinico di Messina e in atto è invece dipendente del Policlinico di Palermo; 4 sono professori ordinari di Chirurgia in servizio presso le Università di Roma (Campus Bio-Medico), Napoli (Vanvitelli) e Messina, i quali hanno ricoperto le funzioni di Presidenti e Membri di commissioni nell’ambito di diversi concorsi universitari.

L’indagine scattata nel 2019

L’inchiesta è partita nel giugno del 2019. Un medico del Policlinico Universitario “Paolo Giaccone” di Palermo presentava una denuncia nella quale segnalava dei comportamenti illeciti di un Direttore di un Dipartimento dell’ospedale, in particolare che avesse influenzato un concorso universitario per la nomina di un professore ordinario.

Secondo le indagini i carabinieri del Nas di Palermo gli indagati si prodigavano a condizionare ed alterare il naturale esito dei concorsi  per la copertura di posti di professore universitario e Ricercatori favorendo, a prescindere dagli effettivi meriti e nell’ambito di un “patto dell’alternanza” con un altro indagato, i candidati legati ad uno o all’altro complice, grazie anche alla collusione di altri membri delle commissioni, spesso designati fra soggetti a loro vicini.

Diversi erano i metodi utilizzati sia influendo sulle modalità dei criteri di valutazione dei candidati e dei loro titoli, sia raccogliendo informazioni destinate a rimanere segrete con la collaborazione di membri delle commissioni, sui punteggi provvisori attribuiti dai commissari ai candidati allo scopo di far redigere nuove graduatorie provvisorie o inserire, nei verbali di riunione delle commissioni, criteri di selezione più favorevoli ai candidati di loro gradimento, fino a ricorrere all’invio di lettere, di cui veniva raccomandata l’immediata distruzione dopo la lettura, nelle quali venivano segnalati i candidati di gradimento.

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