Ci sono incarichi, gare, appalti al centro dell’inchiesta dalla procura di Palermo che ruota sull’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, e coinvolge altri 17 indagati.

Tutti sono indagati, a vario titolo e per episodi distinti,  per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti. I pm di Palermo hanno chiesto l’applicazione della misura degli arresti domiciliari.

Le accuse

Secondo l’accusa, l’ex presidente della Regione avrebbe utilizzato l’influenza derivatagli dalla lunga carriera politica e dai ruoli ricoperti nell’amministrazione regionale e messo a disposizione la sua rete di conoscenze per incidere su concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire imprenditori amici, procurare loro vantaggi e al tempo stesso rafforzare il proprio consenso politico.

L’interrogatorio davanti al Gip

L’ex governatore siciliano Totò Cuffaro e il deputato di Noi Moderati Saverio Romano saranno sentiti il prossimo 14 novembre dal gip

I pm parlano di un comitato di affari occulto in grado di “infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Siciliana e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini”.

L’ex governatore, secondo l’accusa, sarebbe stato il dominus dell’associazione “impartendo direttive ai coindagati, mediando con i rappresentanti di enti e imprese, con cui erano in corso o in esecuzione le intese corruttive, e stabilendo l’entità delle utilità indebite richieste”.

Le attività del Comitato d’affari

Al centro dell’attività del comitato d’affari nomine di dirigenti e funzionari pubblici e regionali negli enti e apparati amministrativi di maggior rilievo nell’ambito di settori nevralgici come la sanità, gli appalti e le opere pubbliche, “in modo tale da potere poi condizionare, attraverso questa pregressa opera di fidelizzazione, l’attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia”, dicono i magistrati.

Del comitato d’affari, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte anche il capogruppo della Dc all’Assemblea Regionale Siciliana Carmelo Pace “membro di spicco del sodalizio, in quanto incaricato del compito di operare anche, ma non solo, nei contesti istituzionali solo a lui accessibili in virtù della carica ricoperta”- si legge nel decreto di perquisizione notificato agli indagati-; Vito Raso uomo di fiducia dell’ex presidente e segretario particolare dell’assessore alla Famiglia e Antonio Abbonato, “faccendiere a disposizione dell’associazione”.

Gli uomini piazzati ai vertici della Pubblica Amministrazione

Forti dei rapporti stretti negli anni, alimentati dall’aver piazzato ai vertici di enti pubblici strategici come aziende sanitarie e consorzi di bonifica persone di fiducia, i componenti del comitato d’affari avrebbero dunque condizionato la definizione di concorsi, gare, appalti e procedure amministrative in cambio di somme di denaro, assunzioni in aziende, posti di lavoro, contratti di sub-appalto.

Secondo i magistrati si sarebbero proposti alle imprese e, in generale, ai loro interlocutori come intermediari lasciando intendere di essere determinanti nell’aggiudicazione degli appalti banditi da enti pubblici o nel buon esito di concorsi. I vertici dell’organizzazione illegale dunque si erano costruiti un ruolo decisivo di intermediazione “rimanendo, poi, a disposizione in modo da favorire la massimizzazione dei profitti e rimuovendo gli ostacoli che avrebbero potuto impedire o rallentare gli esiti favorevoli degli affari”, si legge nel decreto di perquisizione.