Avrebbero fatto parte di una banda, denominata “spaccaossa che per truffare le assicurazioni auto ‘organizzava’ finti incidenti stradali ma procurando lesioni personali reali a soggetti disposti appunto, dietro la promessa di incassare i premi, e poi invece ‘liquidati’ con pochi spiccioli, a farsi rompere braccia e gambe.

La libertà per 7 indagati nell’inchiesta, che erano stati scarcerati la settimana scorsa, è durata ben poco, perché sono tornati in cella.

La notizia viene riportata dall’edizione odierna del Giornale di Sicilia.
Le porte del carcere si sono riaperte per Salvatore Arena, Gesuè Giglio, Mario Fenech, Gioacchino Campora, l’avvocato Graziano D’Agostino, Salvatore Di Liberto e Alfredo Santoro.

Erano stati scarcerati dopo che due gip avevano respinto la richiesta di proroga dei termini di custodia cautelare avanzata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Daniele Sansone ed Alfredo Gagliardi.

Ai sette indagati vengono contestati reati più gravi, di quelli a carico di altri componenti della banda, come l’omicidio doloso e l’estorsione. Si tratta di reati che hanno scadenza annuale e non semestrale, quindi per i sette soggetti, la decorrenza dei termini sarà il 15 aprile prossimo.

Gli indagati sono dunque tornati in carcere. Come spiega ancora il Giornale di Sicilia, i pm hanno chiesto anche per i sette la proroga dei termini di custodia cautelare ma il gip che non ha concesso la proroga aveva scarcerato tutti senza fare distinzione tra i reati contestati ma nella sostanza i sette indagati non avevano i requisiti per tornare liberi.

Molti dei 33 indagati hanno chiesto di essere interrogati per fornire la loro versione dei fatti, e anche se le indagini della squadra mobile e della guardia di finanza sono chiuse gli inquirenti sono convinti che siano necessari ancora altri accertamenti.

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