All’orchestra sinfonica siciliana è in corso uno scontro che riguarda la gestione della Fondazione e che coinvolge le parti politiche in campo oltre a riguardare i le spese dell’Ente che sono oggetto di un esposto alla Corte dei Conti “non vorremmo che a fare le spese di queste diatribe fossero i lavori precari ex Pip impiegati al teatro politeama e che nulla hanno a che vedere con queste vicende”
Lo dice Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Sicilia preoccupata dalla situazione della Foss “Gli ex Pip utilizzati da oltre 5 anni dall’Ente sinfonico sarebbero stati impiegati in una quantità di ruoli e incarichi alcuni dei quali sarebbero stati di pertinenza dei dipendenti. In altre occasioni sarebbero stati esposti anche a condizioni di lavoro difficili, ma i lavoratori si sono sempre prestati ad ottemperare alle richieste giunte nell’interesse generale e per il buon funzionamento della Fondazione. Non possono certamente essere imputati ai lavoratori eventuali usi impropri negli incarichi”.
Ma la preoccupazione di Calabrò va oltre “Giunge notizia anche di infortuni giudiziari di taluni. Se ciò dovesse rispondere a verità invitiamo con forza l’amministrazione e non fare di tutta l’erba un fascio. Chi ha gestito la Fondazione sa bene quanto si siano impegnati gli ex Pip”.
“Se ci sono temi giudiziari da affrontare paghi chi è responsabile e non tutta la categoria, altrimenti si rischia di buttar via il bambino con l’acqua sporca e di far danno non solo ai lavoratori che non lo meritano, ma anche alla stessa Foss che sull’impegno di questi precari ha basato una parte consistente della propria attività, affidando loro dalla guardiania agli interventi straordinari nei momenti più difficili dell’ente”.
All’allarme risponde, a fine CdA, il presidente Santoro. “Questa governance non ha intenzione di tagliare alcun posto di lavoro, parliamo di persone che hanno famiglia” dice rispondendo ai cronisti che gli hanno chiesto se non giudica eccessivo il numero del personale dell’ente, in particolare gli amministrativi (26 su 112), considerando che la Fondazione ha un debito di oltre 7 milioni di euro e dovrà pagare rate di mutuo, a partire dal 2021 e fino al 2032, per oltre 600 mila euro all’anno, a fronte di 500 euro di incassi al botteghino. Ma nessun riferimento diretto ai precari
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