La commissione Bilancio dell’Ars ha approvato i consolidati della Regione 2020 e 2021 della Regione. Il via libera, a maggioranza, dopo avere ascoltato in audizione i revisori dei conti che avevano espresso parere favorevole pur evidenziando alcune criticità e avanzando raccomandazioni per il futuro. I due consolidati approderanno in aula martedì prossimo. Sette i voti a favore in commissione, un astenuto (Davide Vasta di ScN) e un contrario (Nuccio Di Paola M5s).

L’approvazione della finanziaria

Dopo una maratona durata 19 ore, lo scorso 10 febbraio l’Assemblea regionale ha approvato la legge di stabilità per il 2023: 35 i voti a favore e 22 i contrari. Il voto finale è arrivato dopo il via libera a due maxi-emendamenti e a un lungo elenco di norme aggiuntive.

Confermato l’aumento degli stipendi ai deputati

Confermata la norma che aumenta gli stipendi dei deputati regionali di quasi 900 euro al mese. Formalmente si tratta degli adeguamenti Istat delle indennità per i 70 parlamentari siciliani. L’Assemblea regionale ha, infatti, respinto, con voto segreto, un emendamento che prevedeva l’abrogazione della norma della legge che nel 2014 aveva introdotto l’automatismo della rivalutazione delle indennità al costo della vita. L’emendamento, al ddl stabilità in discussione, era stato presentato alla luce delle polemiche per gli 890 euro lordi in più in busta paga che gli onorevoli percepiranno quest’anno.

L’emendamento soppressivo di de Luca bocciato con voto segreto

A presentare l’emendamento, bocciato con 29 voti contrari e 24 favorevoli, è stato il deputato Cateno De Luca, del gruppo Sud chiama Nord, che ha parlato di “insopportabili ingerenze da parte di dirigenti nazionali di FdI su scelte che spettano all’Assemblea”. In aula c’è stato un dibattito acceso, durato quasi due ore.

Il Pd Cracolici in difesa degli aumenti

Il deputato del Pd, Antonello Cracolici, ha difeso la norma, ricordando che l’adeguamento dei trattamenti economici per i consiglieri regionali c’è anche in altre Regioni e ha citato il Lazio, il Trentino Alto Adige, l’Umbria e la Sardegna. “Da 48 ore questo Parlamento subisce attacchi ingiustificati per un automatismo previsto da una legge di nove anni fa – ha detto Cracolici – Sono un uomo libero e non mi vergogno di dire che sono contro l’abolizione della norma e difendo l’autonomia di questa Assemblea”.

Favorevoli agli aumenti due esponenti di governo

Anche due assessori del governo Schifani (Mimmo Turano della Lega e Roberto Di Mauro del Mpa) si sono schierati contro l’abrogazione, posizione assunta in aula anche dal capogruppo della Dc, Carmelo Pace. Favorevoli anche i deputati del M5s.

L’ira della Meloni sugli aumenti

Su questo tema si era parlato apertamente di una posizione che sarebbe stata presa da Giorgia Meloni con i suoi. Voci che erano state confermate dalla scelta del Presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, Fratelli d’Italia, di chiedere agli uffici di analizzare la norma per cercare qualcosa che permettesse di dichiarare illeggittimo il pronunciamento e bloccare la procedura di aumento.

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