La conferenza di Palermo sulla Libia rischia fortemente di fallire. Non perchè non saranno presenti i grandi della Terra. Questa è una condizione prevista e prevedibile. La vera sfida è quella della pacificazione dell’area e và affrontata con i leader arabi. Per l’Italia, poi, la strada di pacificazione va verso interessi contrari a quelli francesi e dunque l’accordo internazionale soprattutto in sede europea era difficile se non impossibile.
Ma il rischio fallimento riguarda proprio l’approccio usato con gli arabi. L’iniziativa non vede però il coinvolgimento degli esponenti del MABDA, movimento guidato dal Mohammed Al Falit e dal Prof. Abdussalam Mohamed Eshehumi e questo potrebbe portare al fallimento del percorso di pacificazione.
A sottolineare questo ‘errore di approccio diplomatico’ è una lettera aperta di Salvatore Grillo Morassutti e dell’Associazione ‘Per la Siciliapensando a una Italia migliore’ trasfornmata in interrogazione parlamentare presentata in queste ore al Ministro degli Affari esteri dall’Onorevole siciliano Nino Germanà.
“Questo Movimento, come è stato da più fonti dichiarato, è nato, nonostante il clima di violenza e di scontro che vive la Libia, da un lavoro di programmazione per una riforma complessiva della Libia sui temi dell’economia, della società, della politica e della religione, lavoro svolto da oltre 40 accademici a cui si sono unite 14 associazioni a larga base popolare tra cui anche quella molto importante che riunisce i libici residenti all’Estero. I risultati di questa
operazione importante di mobilitazione della società libica – i legge nella lettera aperta e nell’interrogazione – rappresentano un vero progetto politico per l’edificazione di uno Stato moderno dove il cittadino potrà ricevere tutele per la sua vita e per le sue attività e si potrà raggiungere una giustizia sociale generalizzata con il superamento dell’emarginazione e delle sacche di povertà, obiettivi indispensabili per il raggiungimento della pace e dell’unità del Paese”
“L’instabilità della Libia, a parere di molti osservatori internazionali, dipende anche dalla impostazione della Conferenza tenuta nel 2015 in Marocco dalla quale ha preso vita l’attuale Governo di Fayez Al Sarraj dove i protagonisti sono stati solamente i rappresentanti delle fazioni politiche mentre sono rimasti esclusi i rappresentanti della società libica che poi sono quelli che meglio rappresentano le popolazioni, gli unici che possono costruire una reale pacificazione del Paese; considerato che l’interesse dell’Italia e di tutta l’Europa è fortemente legato all’obiettivo di una normalizzazione del vicino Paese, normalizzazione che attualmente appare improbabile per la forte tensione esistente tra le fazioni che si avvalgono di milizie armate incontrollabili, ad avviso dell’interrogante ripetere lo stesso errore a Palermo sarebbe imperdonabile.
“Viceversa sembrerebbe ragionevole e foriero di probabile successo – continua – intraprendere la strada di
un riconoscimento del ruolo di mediazione che la società civile libica può svolgere attraverso i vertici delle città, delle università e delle principali strutture economiche e sociali del Paese, tutte componenti che aspirano naturalmente alla pace ed ad una società nella quale lo Stato di diritto riprenda a funzionare a difesa dei cittadini che, così, non avranno bisogni di armarsi per difendere la propria libertà e la vita”.
“La Conferenza di Palermo – conclude – potrebbe avere questo ruolo iniziando una inversione di tendenza alla quale, è auspicabile, tutte le diplomazie si uniformeranno; se, alla luce delle considerazioni esposte in premessa, il Ministro interrogato non ritiene di coinvolgere il movimento Mabda, invitando i suoi rappresentanti all’incontro palermitano”.
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