Sono tempi difficili per tutti, e la crisi economica determinata dalla pandemia sta colpendo chiunque.
Chi già si trovava in difficoltà, come gli anziani, costretti magari a vivere con magre pensioni, versa adesso, ancora di più, in una situazione di grave disagio. Sono le fasce deboli e fragili della popolazione a pagare il prezzo più alto di uno sconvolgimento sociale senza precedenti che nelle grandi città è maggiormente evidente.

Oggi vi raccontiamo una storia riferita sui social da un nostro amico, accaduta a lui personalmente e che induce a riflettere non poco.

Scrive Gianni: “Voglio condividere con voi un evento vissuto oggi a Palermo centro e che penso mi abbia lasciato 2 sentimenti: rabbia e compassione.
Ero dentro la mia vettura, fermo in doppia fila, aspettavo dei colleghi uscire da un cliente e parlavo al telefono con il finestrino chiuso. Davanti alla mia macchina si avvicina un signore anziano (eta’ di circa 75 anni), munito di un bastone e che procedeva zoppicando in direzione della mia macchina sino a raggiungere il mio finestrino e facendomi il segnale di aprirlo. Mi sono detto in mente, questo povero anziano o ha bisogno di un indicazione o di una offerta economica. Apro il finestrino e gli esclamo “prego posso aiutarla”? E questo povero anziano mi guarda con voce tremante e mi dice: “Mi scusi non le chiedo soldi, anche se ho una pensione di 280 euro al mese e non riesco a vivere, ma ho fortissimi dolori alle gambe e non riesco neanche a dormire la notte, quello che le chiedo e se ha qualche bustina di Oki o antidolorifico da darmi o se gentilmente ne comprerebbe un pacco e ce lo dividiamo “.
Quelle parole mi spiazzano, mi fanno sentire inerme, provo un senso di tristezza e rabbia nello stesso tempo, per quel poveretto che soffre e con quella voce non mi sta chiedendo soldi ma medicine. Scendo dall’auto e gli dico di aspettarmi vicino alla macchina. Da li a 100 metri c’è’ una farmacia e vado a comprare 2 pacchi di Okitask lo raggiungo e glieli consegno. Nei suoi occhi la gioia, mi ringrazia quasi piangendo e pian pianino con il suo bastone si allontana”.

Prosegue Gianni: “Forse non dovrei neanche raccontare queste storie per evitare strumentalizzazioni da parte di quattro sciacalli e leoni da tastiera che vivono e fanno i gradassi sui social. Ma, con chi conosce la sofferenza e ha un cuore vero voglio condividere questo mio vissuto che mi ha lasciato molto perplesso perché:
– non mi ha chiesto soldi e se lo avesse fatto glieli avrei comunque anche dati perché era un povero anziano.
– aveva la sofferenza addosso e dopo una vita forse di sacrifici, questo poveretto ha dovuto chiedere la carità farmaceutica. Ha chiesto farmaci per non soffrire.
– aveva un linguaggio e una gentilezza da vendere e una dignità superiore alla mia.
– ha ringraziato 100 volte per il pensiero e l’attenzione prestata”.

Gianni tira le somme di questo ‘strano’ e commovente incontro.
“Ecco, – conclude Gianni – che oggi tutto quello che per me era prioritario nella mia giornata, dopo questo evento e’ diventato secondario. Mi ha lasciato un senso di vuoto e di tristezza, ma soprattutto di impotenza.
Non credo al fato e nulla avviene per caso. Non so chi era quell’uomo, perché e’ venuto proprio da me con diverse auto in doppia fila, ma credo ai segnali divini. C’è bisogno di un cambiamento radicale nella nostra società, di altruismo e solidarietà, di umanità e disponibilità per i poveri e i più deboli”.

Da qui la risoluzione di Gianni: “Ritornando in ufficio a Vittoria ho deciso che il Natale della nostra azienda sarà all’insegna del sociale quest’anno. Niente gadget e regali natalizi, ma aiuto a chi ha bisogno nel limite del budget preassegnato. Chi può nel proprio piccolo o grande faccia qualcosa per aiutare le fasce più deboli e gli anziani soprattutto in questo tempo covid. Oggi siamo sani e giovani, domani quel bastone e quella situazione potrebbe capitare a noi. Scusate la lungaggine ma penso che condividere certe esperienze fa riflettere e fa crescere gli animi di ognuno di noi”.

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