Padre Antonino Benvenuto parroco della Chiesa Sacro Cuore di Gesù venne avvicinato più volte da Calogero Cusumano, detto Gino “U Panillaru” e Pecoraro Salvatore.

Più volte nel settembre del 2015 i due gli avevano chiesto di potere installare delle luminarie nei pressi della Chiesa e organizzare di nuovo la processione nel quartiere.

Ridare vita alla festa che si era interrotta da quando era finito in carcere Giovanni Buscemi titolare del supermercato in piazza Noce finito in carcere per mafia ed estorsione. Il prete più volte ha cercato di non dare il consenso.

Poi alla fine sotto pressione di Giovanni Carcione, titolare di un patronato della Noce e presidente della confraternita del “Sacro Cuore, firmò l’affidamento dell’installazione per la festa.

“Non è il caso di metterci in contrasto con l’ambiente della Noce era meglio firmargli quella autorizzazione”, disse il titolare al parroco. “Il parroco non ha collaborato subito con le forze dell’ordine – dice il capo della Squadra Mobile Rodolfo Ruperti – è stato condizionato. Solo dopo ha confermato quanto avevamo ricostruito”.

Alla fine la festa si fece e durante tutta la serata durante il concerto e durante tutta la manifestazione più volte furono rivolti saluti a tutti i carcerati della Noce e al nuovo presunto capo del quartiere Giovanni Musso che per anni è stato al fianco dei mafiosi che contano. Da falegname a boss.

C’era pure lui, anche se con un ruolo marginale, nel commando che nel 1995 mise a segno la rapina miliardaria alle poste di via Roma. Ha imparato tanto in questi anni e aveva cercato di creare dei filtri per evitare di essere intercettato. Alcuni picciotti fidati che riportavano tutte le richieste del quartiere al capomafia.

“Il cugino c’è. Ci posso parlare”, “Aspetta ti faccio sapere”, era la risposta. Un tentativo che ha reso più complesse le indagini della squadra mobile coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise.

La base operativa era un’agenzia di scommesse in via Girolamo Brand. L’agenzia era il luogo degli incontri. O meglio degli appuntamenti, visto che preferivano spostarsi all’esterno. Passeggiavano a lungo attorno al palazzo cercando di stare lontano da telefoni e stanze chiuse. Tutto per non farsi intercettare.