Con il ragionevole differimento, oltre la data del 3 aprile prossimo, della ripresa delle lezioni scolastiche, non appena il quadro epidemiologico del Covid-19 consentirà valutazioni in tal senso, sulla base di quanto formerà oggetto di determinazioni da parte delle competenti Autorità sanitarie (cui seguiranno le decisioni politiche a riguardo), anche il mondo scolastico partecipa attivamente (con modalità, certo, diverse, nel rispetto dell’autonomia scolastica) in forme tecnologiche del tutto impensabili fino a qualche anno addietro.
Il Ministero dell’istruzione ha del resto incentivato la didattica a distanza attraverso un’apposita previsione di spesa, aggiuntiva di 85 milioni di euro, con l’adozione dell’articolo 120 del decreto legge n. 18 del 2020.
Si tratta di una misura, così delineata dal Governo nazionale: 10 milioni nel corrente esercizio finanziario, a favore delle scuole statali, per dotarle appunto, con immediatezza, di piattaforme per l’apprendimento digitale a distanza, anche nel rispetto dei criteri di accessibilità per gli alunni diversamente abili; 70 milioni sono invece destinati a favore degli studenti meno abbienti, allo scopo di garantire loro dispositivi idonei a fruire di dette piattaforme nonché ad assicurare la relativa connettività di rete; 5 milioni, infine, per il personale scolastico, affinché possa essere formato, appunto, all’impiego di dette tecniche di apprendimento digitale a distanza.
E’ proprio di questi giorni la circolare del Ministero che detta indicazioni operative per le Istituzioni scolastiche ed educative del Paese, anche avuto riguardo ad altri adempimenti come la pulizia straordinaria degli ambienti scolastici e il differimento di alcuni termini tecnici legati a scadenze amministrativo-contabili.
Con particolare riguardo agli strumenti della didattica a distanza, si precisa anche che le Istituzioni scolastiche metteranno a disposizione, in comodato d’uso gratuito, alle famiglie meno abbienti, i dispositivi digitali, quali Pc e tablet di proprietà della scuola, per il relativo utilizzo da parte degli studenti nell’ambito della didattica a distanza.
E le scuole del territorio del capoluogo? Come stanno reagendo?
Come nel resto del Paese, si registra l’adozione di modalità e piattaforme digitali diverse, che possono talvolta far emergere criticità da parte delle famiglie o comunque la constatazione che non tutte le scuole restano allo stesso passo, circostanza (peraltro nota agli stessi ambienti ministeriali) che impone certamente – cessata l’emergenza epidemiologica in atto e ripensato il riavvio del sistema Italia, e con esso del sistema dell’istruzione – su cosa sia da migliorare o non abbia funzionato.
E le scuole paritarie? Analogamente, sulla scorta delle prescrizioni ministeriali, si sono adeguate, consapevoli che la didattica a distanza rimanga concretamente l’unica opzione che permette di continuare l’offerta formativa.
Ne abbiamo avuto anche riscontro presso la struttura scolastica gestita dalle suore Francescane missionarie d’Egitto, Cuore Immacolato di Maria di Palermo. Anche qui, dopo aver attentamente valutato i canali più adeguati e condiviso le strategie più efficaci e conclusive, “si è continuato ad essere scuola”, ci precisa la maestra Luisa della scuola primaria.
“Si continua – prosegue – a guardare negli occhi i bambini, seppur attraverso una webcam; si continua a stimolare il loro interesse e la loro curiosità; si continua ad imparare, sviluppare e potenziare competenze; a nutrire il confronto e la relazione alunni/insegnanti, curando gli aspetti emotivo-affettivi e trasmettendo fiducia e speranza per il futuro”.
In fondo, il più bell’insegnamento che possa essere testimoniato ai più piccoli per gestire se stessi in età adulta.
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