La Sicilia deve puntare sulla cultura. La sfida parte dalla Fondazione Federico II. Per Patrizia Monterosso, che da quattro anni e mezzo guida il braccio culturale dell’Ars, è necessaria una riflessione a 360 gradi per far sì che la cultura diventi veramente il perno dello sviluppo del nostro territorio. Per Monterosso, ancora oggi “non c’è un’impresa culturale nel senso dotto del termine. Anche Adriano Olivetti faceva impresa culturale. Erano grandi esempi italiani di come la cultura italiana si sviluppò a partire da una visione di impresa. Non è una bestemmia mettere insieme cultura e impresa? Assolutamente. Abbiamo sconfitto anche questa idea che per un periodo campeggiava un poco nella visione italiana. Non essendoci cioè un sistema e una strategia, questa deve derivare da organismi istituzionali. Perché altrimenti c’è uno sforzo immane da parte di fondazioni, di associazioni che offrono anche una qualità di proposte culturali con sacrifici enormi, enormi e anche percorrendo il filo del precipizio, mettendo a repentaglio il proprio patrimonio”.

Sicilia, offerta culturale da mettere a sistema

In Sicilia, “Noi possiamo parlare di esperienze positive, ma sono sempre legate alla progettualità, alla capacità dei singoli e del momento. E questo non fa bene al territorio, non fa bene un sistema culturale, non fa bene al sistema economico perché al di là delle singole persone, l’obiettivo è valorizzare tutto quello che abbiamo nel migliore dei modi. Io credo che l’asse economico principale, ma non detto perché è una frase fatta della Sicilia, dovrebbe ruotare attraverso la cultura, perché a questo ci porterebbe a valorizzare, a migliorare, a monitorare meglio i nostri siti”.

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