Dalla riforma del settore creditizio agevolato gestito dalla Regione Siciliana alla esigenza di una legge organica che riguardi l’artigianato. Sono tanti i fronti aperti fra il mondo produttivo e i governi regionale e nazionale. L’artigianato, infatti, costituisce uno dei settori produttivi con il maggior numero di imprese attive in Sicilia e fornisce lavoro in maniera consistente nell’isola.

Dopo una prima fase critica degli artigiani nei confronti del governo regionale, con lo sblocco dei fondi Crias per il credito agevolato atteso da circa 7000 imprese, il governo ha messo in campo una azione importante per il settore che, pur critico, non si era mai chiuso su se stesso cercando sempre il dialogo ed il confronto.

Ieri sera il dialogo ha vissuto un momento importante con la convocazione delle imprese artigiane ad un tavolo con gli assessori regionali competenti convocato dal titolare delle Attività Produttive Mimmo Turano.

Come fatto con gli industriali (LEGGI QUI) BlogSicilia ha deciso di ascoltare la voce degli artigiani iniziando da Piero Giglione, segretario regionale della CNA. 43 anni, agrigentino di Raffadali, alla guida la Confederazione da circa un anno

Dopo numerosi allarmi il governo regionale ha annunciato lo sblocco dei finanziamenti attesi da circa 7000 aziende. Gli artigiani si ritengono soddisfatti?
“Si tratta certamente di un risultato importante, al quale si è arrivati grazie anche alla nostra, costante, azione di pressing nei confronti del governo regionale e in particolare dell’assessore alle Attività Produttive, Mimmo Turano. Erogare i finanziamenti a beneficio delle imprese, che da tempo erano in attesa, significa ridare ossigeno e linfa ad un tessuto produttivo siciliano che è ancora, purtroppo, stretto nella morsa della crisi. Va certamente letto come un segnale positivo, di fiducia rispetto ad una linea politica regionale che sembra, dopo una prima fase quasi blindata, riaprire al dialogo e al confronto con le associazioni di categoria. La valutazione sarà fatta comunque sul campo”.

In più di una occasione siete intervenuti su una riforma, quella che istituisce l’Irca. Come valutate il percorso intrapreso
“Rispetto alla soppressione della Crias, la Cna non si è mai espressa a favore. Anzi, è stata sempre su una posizione di contrarietà, ma non di chiusura rispetto ad una riforma organica e responsabile che riguardasse l’intera materia del credito agevolato. Ad oggi l’Irca è una scatola vuota. Il regolamento è in fase di definizione e la Cna, assieme alle altre organizzazioni, è stata convocata per offrire idee e contenuti in rappresentanza delle imprese artigiane. Abbiamo messo sul tavolo una piattaforma di proposte consegnate direttamente nelle mani degli assessori, Armao e Turano, nella speranza che possano trovare adeguato riscontro nel testo che sarà elaborato”.

Alla luce di tutto ciò ci sono i margini per un rilancio delle attività artigiane in Sicilia e la Regione è nelle condizioni di sostenere il settore? Cosa funziona, cosa andrebbe cambiato e cosa si dovrebbe fare?
“Il rilancio delle attività artigiane è fondamentale, è una delle leve da azionare con sollecitudine per fare ripartire l’economia. La piccola e media impresa è il cuore pulsante del tessuto produttivo siciliano. I margini di crescita e di sviluppo certamente ci sono e sono anche ampi. Ma servono ovviamente scelte di campo nette e chiare. La politica deve agire, e subito. E’ arrivato il momento di passare ai fatti. Chi esercita ruoli di responsabilità decisionali e di governo del territorio dovrà dimostrare, a chi quotidianamente lavora e produce, di essere un serio e affidabile alleato attraverso interventi e misure che siano tangibili. I fondi comunitari, legati al Fesr 2014-2020, rappresentano ad esempio un’occasione da non perdere. Anche se ormai, essendo quasi a fine anno, c’è il rischio, concreto, che una fetta importante torni indietro, a Bruxelles, perché non spesa. La lenta e complessa macchina amministrativa, complice apparati politico-istituzionali non sempre all’altezza del compito, finisce per penalizzare un già fragile e vulnerabile contesto socio-economico, decisamente provato ed impoverito. Serve un colpo di reni, un risveglio della responsabilità condivisa per mettere al centro dell’agenda programmatica quelle che sono le vere priorità di cui ha bisogno la Sicilia, che sono indissolubilmente legate alle politiche attive del lavoro, alla defiscalizzazione, sburocratizzazione e alla infrastrutturazione viaria e digitale”.

Più in generale qual è la situazione delle imprese artigiane in questa fase di lento tentativo di uscita dalla fase calda della crisi?
La crisi non è ancora alle spalle. Si intravede certamente la luce fuori dal tunnel, ma l’uscita va guadagnata giorno dopo giorno con un costante percorso di avvicinamento che va sostenuto e aiutato anche dalla Pubblica Amministrazione. Per quanto ci riguarda, noi siamo impegnati in questa missione, ma da soli è complicato venirne a capo, mettersi al riparo e guardare al futuro con ottimismo. Le imprese non chiedono interventi di assistenza, ma provvedimenti che inneschino un circolo virtuoso e alimentino lavoro produttivo, sviluppo, benessere e occupazione. Questa sarà la chiave della svolta”.

Come giudicate fin qui l’operato del governo regionale e quello del governo nazionale e cosa avreste da chiedere ulteriormente?
“Rispetto al governo nazionale siamo in fase di attesa per capire nel concreto come si concretizzeranno gli impegni assunti e i provvedimenti varati nell’ambito della legge di stabilità. Sul fronte regionale sono parecchi i fronti aperti: Irca, panificazione, la richiesta di una legge sull’artigianato e poi, sin dall’insediamento, abbiamo rappresentato una particolare istanza. Aspettiamo che si consumi un passaggio, che intreccia dinamiche palermitane con quelle romane, il cui esito positivo porterebbe in Sicilia ogni anno circa 35 milioni di euro a favore del settore dell’artigianato. Lo sblocco dell’iter, dopo che per anni ha regnato l’indifferenza, è subordinato alla composizione della Commissione Paritetica Stato-Regione: si tratta infatti di una tappa propedeutica per avviare l’iter necessario affinché si arrivi alla definizione della procedura legata al riconoscimento e stanziamento degli ex fondi del Ministero del Tesoro”.